Fatevene una ragione, Conte resterà alla Juve

Immaginate un bambino che vive nella stupenda Lecce eppure sogna di vivere lontano, in una città fredda e, allora, percepita come grigia. Un bambino che poi diventa uomo e corona il sogno della sua vita: giocare nella Juventus e, di conseguenza, trasferirsi a Torino.

Non è un uomo a cui riesce tutto facile, Antonio Conte. Non ha piedi sopraffini, non ha una visione di gioco sensazionale. Ma ha grinta, passione, cuore e determinazione. Ogni anno i giornali giocano a stilare la formazione tipo della Juventus per la stagione che sta per cominciare e lui è quasi sempre considerato come una riserva. Invece gli bastano poche gare per dimostrare quanto sia indispensabile la sua presenza, anche in squadre di fenomeni che vincevano in campionato e in Europa.

Antonio Conte, juventino dalla nascita, diventa poi bandiera e capitano della squadra dei suoi sogni. Poi però la sua carriera finisce e lui scopre la voglia di fare l’allenatore. Con un sogno, quello di arrivare ad allenare proprio la sua Juve. Sa che sarà dura, sa che dovrà fare gavetta perchè alla Juve si arriva solo quando si è pronti. E così inizia la sua carriera come vice di De Canio al Siena, per poi, nel 2006/2007, accomodarsi sulla panchina dell’Arezzo. Pochi mesi per convincere una società che vuole tornare nella massima serie, il Bari, ad ingaggiarlo. Lì tutti iniziano ad accorgersi che quel Conte in panchina ci sa fare. Il resto, è storia, con l’unico mezzo flop a Bergamo, il calcio spettacolo prodotto a Siena e la coronazione del sogno, nel 2011. La Juve.

conte (2)Alla Juve Conte sa che sarà tutto più difficile, ma lui è pronto. La Juventus ha cambiato da poco la dirigenza, ha cambiato allenatori anche a stagione in corso, cosa del tutto inedita, ha un bilancio che fa acqua da tutte le parti a causa degli effetti di calciopoli e delle dissennate scelte dei Cobolli Gigli, dei Secco e dei Blanc che della triade avevano soltanto il fatto di essere tre. La Juve delle due stagioni precedenti è reduce da due settimi posti.

Conte ci crede, prende in mano la squadra, sprona i vecchi e fa conoscere ai nuovi quella juventinità che si era smarrita. Si assume le proprie responsabilità, ci mette la faccia, difende la sua squadra e la sua società contro tutto e tutti. Già, perchè curiosamente appena la Juve rialza la testa di colpo ogni rigore a favore diventa dubbio e ogni presunto fallo in area non sanzionato a favore della squadra avversaria dà adito a discussioni infinite davanti a moviole sempre più tecnologiche.

Conte vince. Lo fa nella Juve, alla sua maniera. E hai voglia a dire che è merito di Pirlo (e lo è, anche), di Vidal, degli ultimi gol di Del Piero, della difesa di Bonucci, Chiellini e Barzagli e di chi questi giocatori li ha acquistati. Il merito è, principalmente, il suo.

Sarà un caso, e sicuramente lo è, ma la squalifica a causa della sua omessa denuncia nella vicenda del calcioscommesse è una botta dura ed arriva proprio quando la Juve torna laddove è sempre stata, davanti a tutti. Le accuse di Filippo Carobbio lo colpiscono duramente, nonostante tutti gli ex compagni di squadra del Siena le abbiano smentite. Sono mesi difficili, in cui si dice e scrive di tutto. Conte che sarà mandato via dalla Juve perchè la Juve non vuole sporcare la sua immagine appena ripulita dopo lo scandalo calciopoli. Conte che non si sentirebbe difeso abbastanza dalla società, quando non c’è intervista in cui Marotta e Agnelli non ribadiscano la massima fiducia nel mister salentino.

Ma tutto ciò non basta: Conte torna in panchina, la Juve vince il secondo scudetto consecutivo annichilendo le avversarie e raggiunge i quarti di finale in Champions League, sconfitta soltanto dalla squadra poi rivelatasi la più forte di tutte, il Bayern di Monaco.

La stagione finisce e, non essendoci altri Carobbi all’orizzonte nè lo straccio di un’inchiestina che lo riguardi, occorre inventarsi qualcosa. E allora ecco Conte che rompe con Marotta e Agnelli perchè non gli comprano i top player. Una storia che fa acqua da tutte le parti ma i giornalisti italiani si alimentano del nulla e ci ricamano sopra storie infinite. Conte, arrivato alla Juve da semplice allenatore del Siena, sapendo che la proprietà aveva appena ripianato perdite per oltre 200 milioni di euro e quindi altri soldi non ne avrebbe messi, con John Elkann che afferma che “la Juve deve vincere anche lo scudetto del bilancio“, d’improvviso pensa di essere, sempre secondo la stampa italiana, al PSG o al City. Vuole Aguero, Higuain, Dzeko, forse anche Messi e Ronaldo ma niente, non glieli vogliono comprare. E’ rottura, si titola.

Invece no. Conte, Agnelli e Marotta si incontrano e, stando ai resoconti della stampa, si accordano sul calciomercato: la Juve spenderà e, per questo, Conte resterà. Invece la Juve soldi ne spende pochi perchè, fondamentalmente, non ne ha molti. Compra solo Ogbonna, rileva Llorente a parametro zero e porta a Torino quello che, tra i top player sul mercato, è quello più problematico e da ricostruire, Carlos Tevez, acquistato per una cifra molto bassa, 9 milioni più 3 di bonus contro i 37 che, ad esempio, il Napoli ha investito per acquistare Higuain. Anzi, Conte manifesta la sua delusione per le cessioni di Matri e Giaccherini e per il mancato arrivo di un esterno adatto al suo gioco.

 Antonio ConteA questo punto, e prima ancora dell’inizio del nuovo campionato, nessuno ha più dubbi: Conte lascerà la Juve. Si è capito dalle sue parole, dalla sua delusione per le cessioni di Matri e Giaccherini, dal suo lamentarsi perchè “gli altri spendono 100 milioni per un solo giocatore” e per una frattura, ormai insanabile, con l’ambiente. Anzi, addirittura Conte schiera Padoin, Peluso e De Ceglie proprio per mostrare i limiti della sua rosa. Proprio lui, Conte, quello cui non piace perdere neanche a briscola che rischia la sconfitta per mandare messaggi alla società.

Eppure, per quanto ridicolo, oggi commentatori sportivi di vario livello e importanza, da Zazzaroni a Genta, da Sconcerti a Pistocchi (Pistocchi!) sono concordi, Conte lascerà la Juve, sostituito nientepopodimeno che da Prandelli.

E perchè, di buon grado?

Perchè Conte ambisce a una panchina europa che lo possa portare al vertice in Europa. Bene, dunque. E dove? Chelsea, Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, PSG, Arsenal, City e United hanno panchine ben solide. Dopo queste squadre, nessun’altra garantirebbe a Conte di poter essere competitivo in Europa più che con la Juve.

Perchè Conte è in rottura con la Juve. Bene. E perchè? Perchè non gli comprano i top player. Ma Conte non è sceso dal pero e sa benissimo qual’è la politica della Juve: l’obiettivo del pareggio di bilancio viaggia di pari passo con quelli di vittorie sul campo. E gli investimenti immobiliari (il pagamento dello Juventus Stadium e la realizzazione del progetto Continassa) assorbono risorse i cui benefici saranno poi percepiti nel corso dei decenni successivi. Conte non ha mai pensato di essere atterrato in una società di proprietà araba (o indonesiana….) ma sa, perché ci ha dapprima giocato e poi allenato, qual’è la politica di casa Agnelli: la Juventus deve trovare in sé stessa le risorse. La Juventus si deve auto finanziare.

Perchè Conte sente che si è esaurito un ciclo. E come no! La squadra vincente di Conte ha costruito, in casa, i top player del presente e del futuro, Vidal e Pogba in primis, e li sta blindando con contratti importanti. E, se anche dovesse vendere i due fenomeni, ne trarrebbe denaro importante da reinvestire sul mercato. L’attacco è formato da due giocatori straordinari come Tevez e Llorente e può essere rinforzato in futuro. Pirlo sembra averne ancora. La difesa gioca a memoria. Insomma, questa Juve è la Juve di Conte e bastano davvero un paio di giocatori nei ruoli giusti per crescere ulteriormente. E si possono comprare senza doversi svenare come invece deve fare chi deve costruire da zero.  Le due partite contro il Real Madrid hanno dimostrato quanto i top club europei non siano così lontani nonostante le differenze di budget.

Antonio Conte Perché gli ingaggi che certe società potrebbero garantire a Conte farebbero vacillare chiunque. Conte non è mai stata persona troppo attaccata ai soldi. Per lui il denaro è solo il giusto riconoscimento per il lavoro svolto. Per sua fortuna, e bravura, di soldi ne ha guadagnati tanti da giocatore e oggi  è il tecnico più pagato in Italia. Certo, i suoi 3,5 milioni a stagione sono nulla rispetto agli stipendi di Mourinho o di Ancelotti, ma Conte, ne siamo certi, è disposto a barattare anche un anno di stipendio pur di vincere.

E allora, di buon grado, perché Conte dovrebbe privarsi della possibilità di vincere, ancora, con la “sua” Juve? La squadra per la quale tifa fin da bambino? La squadra di cui è stato giocatore e capitano? La squadra che ha sognato di allenare sin dal giorno in cui ha appeso le scarpette al chiodo? La squadra che ha risollevato e riportato al vertice in Italia? La squadra che è nuovamente temuta e rispettata a livello europeo? La società che, tra Stadio, investimenti immobiliari, nuovi sponsor tecnici e non, e una proprietà ricca e stabile, è all’avanguardia in Italia e in avvicinamento, quanto a fatturato, ai top club europei? E, soprattutto, per andare dove? Conte rinuncerebbe a tutto questo, in questo momento storico, senza un vero motivo.

No, non accadrà. Fatevene, tutti, una ragione. Dovrete sopportare gli occhioni azzurri, il parrucchino (visto che a qualcosa dovrete pur attaccarvi) e l’antipatia di Conte ancora per un po’. Il mister più antipatico nella squadra più antipatica, direte voi. Il mister più vincente nella società più vincente, diciamo noi. Lo dice la storia.

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