La strategia della tensione di Conte

Ci risiamo. Come ogni anno, quando la stagione si avvia al termine e occorre, in qualche modo, riempire le pagine dei giornali (o, se si è leggermente convinti della non buona fede di alcuni media italiani, di cercare di destabilizzare un po’ l’ambiente), spunta fuori la notizia che la strada della Juventus e di Antonio Conte sia prossima a separarsi. Ricordate? Conte si stava per dimettere dopo la vittoria della Juve a Pechino poiché non era stato difeso dalla Juve per la questione del calcioscommesse. Lo scorso anno, invece, Conte, tentato dalle sirene dei top club stranieri, attendeva di incontrare la società per comunicare la sua decisione. Sappiamo poi come sono andate le cose. Ora ci risiamo.

A rinfocolare la polemica ci sono, in realtà, le parole di Marotta che dichiara di doversi incontrare con Conte prima di impegnarsi per la prossima stagione e, successivamente, la conferma della veridicità di queste frasi da parte di Conte stesso. Qualcuno ha detto, dopo le parole di Conte nella conferenza stampa prima di Juve-Bologna, che per fugare le polemiche e i dubbi bastava che il mister avesse detto: resto, senza ma e senza se.

conte2Ma la questione sta proprio qui. Conte non lascia mai niente al caso, che si tratti di situazioni di gioco o di strategia comunicativa. Egli sa alzare e abbassare i toni a seconda della propria convenienza. Se vuole distogliere l’attenzione verso i propri giocatori è abile ad attirarla su di sé. Se deve enfatizzare le proprie vittorie ed, eventualmente, sminuire le (rare) sconfitte, lo fa senza problemi.

Il fatto è che Conte è determinato a rimanere alla Juve a lungo, ma non vuole che la cosa sia mai data per scontata. Conte è consapevole di avere avuto grandi meriti nell’aver riportato la Juve al top in Italia e tra le squadre nuovamente conosciute e temute in Europa. Eglipensa di avere una missione: in campo deve guidare i propri giocatori alla vittoria, perché essere della Juve significa non mollare mai; sugli spalti pretende la bolgia e si indigna quando qualche giocatore viene preso di mira. Infine, ma la cosa viene tenuta nascosta, Conte ha insegnato alla dirigenza cosa occorra fare per tornare ad essere nuovamente un top club. Lui è così, non vuole fare il manager all’inglese ma quasi.

Conte sa di avere alle spalle una proprietà attenta ai bilanci e poco propensa alle spese folli e che, forse, potrebbe essere tentata dal sedersi sugli allori, perché se si è fatto 3 (scudetti), si può fare 4 e se si è arrivati ai quarti in Champions e chissà dove in Europa League quest’anno, allora basterà qualche ritocchino alla rosa per arrivare a giocarsela alla pari con Real e Bayern.

Conte, insomma, non vuole che nulla sia lasciato al caso. Egli pretende chiarezza, vuole conoscere come la società intenda muoversi anche nel corso della prossima campagna acquisti. Saranno necessari dei sacrifici? Se si, quali? Ci saranno le risorse per almeno un paio di colpi oppure dovremo sperare nuovamente di acquistare top player come Tevez e Llorente a prezzo di saldo? Nulla di male, per carità, però non tutte le ciambelle riescono col buco.

Per questi motivi mi sento di dire che Conte sarà ancora sulla panchina della Juve l’anno prossimo, ma non perché lui è gobbo fino al midollo o perché deve tutto alla Juve. No, piuttosto è vero il contrario: rimarrà allenatore della Juve perché la Juve non può farne a meno. La Juve lo sa ma occorre che, ogni anno, il mister segni la strada.

 

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