Alla nostra portata

Alla nostra portata.
Quante volte ho sentito questa frase relativa alle avversarie europee della Juve.
L’Amburgo di Magath lo era senz’altro.
Il Borussia e il Real, nel 97 e 98 anche di più.
Il Milan del 2003 era ampiamente alla nostra portata.
E il Galatasaray di quella disgraziata partita tra neve e fango manco fosse un racconto di Soriano non era forse alla nostra portata?
E il Benfica? Anche di più.
La lista è interminabile, un elenco lunghissimo di occasioni mancate con squadre che a conti fatti non avevano nulla di così temibile.

Ora in questo eccellente inizio di stagione è fondamentale non buttare tutto alle ortiche per una sconfitta che ci può stare, dopo una partita che “la Juve dominò” (CIT Marca, quotidiano sportivo spagnolo) giocata con buona personalità in casa dei campioni di Spagna e vicecampioni d’europa, dove anche squadroni come Barcellona e Real Madrid hanno faticato e spesso perso.
A differenza delle altre partite che ho citato all’inizio questa non era determinante; non una sfida ad eliminazione diretta ne una da dentro/fuori.
Ma è altrettanto importante non essere ciechi di fronte ad una specie di stitichezza che ci porta sempre a faticare tanto per ottenere poco, col rischio di far crescere ogni anno di più il complesso nei confronti dell’europa.
La Juve di ieri mi ha ricordato quel ragazzo che corteggia all’infinito la ragazza senza mai arrivare al sodo, passa un altro che semplicemente gli chiede di uscire insieme e se la porta via.

Ok la scarsa forma di Vidal e Pogbà (comprensibile il primo, meno il secondo) ok che siamo all’inizio, ok che il gol dell’Atletico è fortunoso ma come ben sappiamo il girone è meglio non andarselo a giocare all’ultima partita, dove può succedere di tutto.

Quello che mi aspetto di vedere è la personalità di chi sa di avere un gioco e vuole proporlo, andando a cercare sempre la vittoria, perché parliamoci chiaro: puoi avere anche il 70% di possesso palla in casa dei campioni di Spagna ecc ecc ma se non fai un tiro in porta… a che serve?

Per me non è nemmeno una questione di modulo, di difesa a 3 o 4, di gioco sulle fasce o centrale.
C’entra la mentalità, l’approccio, il desiderio di vincere, di prevalere, di far vedere quanto si vale.

Nulla è compromesso, per assurdo siamo messi benissimo e tutto è nelle nostre mani in un girone equilibratissimo, ma se vogliamo giocarci tutte le possibilità che abbiamo senza rimpianti occorre un cambio di mentalità, perché non potremo vincere la Champion’s League, ma passare il girone si, è alla nostra portata

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