(Alcuni) tifosi vogliono solo essere presi per il c…o

bastaogbonnaDispiace (oddio, mica tanto, è poi questo il motivo per il quale è nato questo blog) dover cominciare un articolo prendendo di mira il collega che lavora con te; ma se la cosa è funzionale a spiegare una dinamica molto diffusa nel tifo italiano, occorre farlo e lo si fa.

Come avranno notato i più fedeli tra i nostri lettori, sul nostro blog sono stati pubblicati parecchi articoli aventi come tema quello relativo al passaggio di Ogbonna dal Torino alla Juventus. Una vicenda particolare che ha fatto emergere parecchi di quelli che io ritengo siano i difetti del tifo italiano, a prescindere dalla squadra di appartenenza.

Intanto il passaggio di Ogbonna dal Toro alla Juve non è stato accompagnato da manifestazioni e scontri di piazza (per fortuna): di sicuro il trasferimento di Baggio dalla Fiorentina scatenò ben altre reazioni. Si tratta infatti di un giocatore che non ha mai scaldato più di tanto i cuori dei tifosi del Toro e, soprattutto, il suo trasferimento è stato un affare per tutti: per il Toro, che ha ottenuto praticamente la cifra richiesta, senza contropartite; il giocatore, perchè desiderava sistemarsi in un top club e, infine, per la Juventus, che aveva individuato da tempo in Ogbonna il difensore da inserire nel reparto meno battuto della Serie A degli ultimi due anni.

Però si parla molto del presunto tradimento del giocatore, che secondo molti non avrebbe dovuto andare proprio alla Juve, così come si enfatizza l’aver manifestato il desiderio, da parte dello stesso giocatore, di approdare all’odiata Juve quando ancora risultava essere un tesserato del Torino e, infine, di non essere arrivato nel ritiro dei campioni d’Italia dichiarando in ogni circostanza di amare ancora il Toro e di essergli eternamente grato per averlo fatto diventare un grande giocatore (o aspirante tale).

Inutile entrare nuovamente nei singoli aspetti della vicenda, poichè ne abbiamo parlato in parecchie occasioni. Qui mi interessa porre l’attenzione su quanto i tifosi, o parte di essi, si concentrino in modo particolare sui gesti dei giocatori piuttosto che sulla sostanza. Ad Ogbonna si rimproverano le parole pronunciate o non pronunciate tralasciando invece la valutazione relativa al fatto che il  giocatore abbia onorato, o meno la maglia granata in tutti questi anni.

Ho già affrontato questo discorso nella trasmissione podcast de I Faziosi ma il mio collega Omar Cecchelani ha evidentemente dato una risposta di circostanza, tanto per non darmi ragione (e non ammettere l’errore di valutazione): secondo i tifosi del Toro, in realtà, Ogbonna non ha mai dato particolare enfasi al suo essere granata, non ha, in pratica, davvero onorato la maglia.

Un giocatore che si è guadagnato la nazionale pur giocando dapprima in B e successivamente in una squadra che lottava per non retrocedere lo ha forse fatto dimostrando scarso impegno? O forse, come mi è capitato di leggere, Ogbonna è troppo lontano dal difensore da Toro, alla Pasquale Bruno. Ogbonna non spacca caviglie e quindi non è mai entrato davvero in sintonia con la tifoseria granata.

Quando si parla del perchè Ogbonna ha più volte sbagliato in questa vicenda si racconta anche di come abbia scambiato la maglia con Marchisio e Pirlo nei due derby persi dal Toro, anzichè gettare sdegnato la maglia a terra perchè appartenente ad un gobbo. Quando sento queste cose mi rendo conto di quanto davvero il calcio sia possibile viverlo a più livelli, da quello più becero a quello più elevato. Quindi Ogbonna cattivo perchè, pur avendo giocato dando il massimo durante la partita, ha poi compiuto un “gesto” sbagliato. Invece Glik, vero artefice della sconfitta nel derby di andata, è stato un grande perchè è entrato per spaccare la caviglia di un gobbo. Se questo è il livello, meglio non aggiungere altro.

gesti

Sia chiaro, qui ho preso spunto dalla vicenda Ogbonna per parlare di un atteggiamento che coinvolge tutte le tifoserie, nessuna esclusa (poi,  è chiaro, essendo fazioso e gobbo, non posso che strumentalizzare un po’ la vicenda per attaccare i cugini granata…). Infatti anche a Chatillon ci sono stati atteggiamenti che mostrano quanto sia deleterio quando la stupidità invade la passione per il tifo.

C’è infatti la telenovela relativa a Isla, il giocatore bianconero che si sarebbe promesso all’Inter fin dall’inizio del calciomercato. Affronto supremo, ovviamente, perchè tutto si può tollerare tranne che un giocatore della Juve voglia trasferirsi nell’odiata Inter. E allora quando Isla gioca l’amichevole contro i dilettanti della Valle d’Aosta, viene sommerso di fischi.

Isla vorrebbe semplicemente giocare, perchè è un professionista e perchè la carriera di un giocatore non dura in eterno e, in genere, maturando un giocatore intorno ai 26 anni, gli restano non più di cinque-sei stagioni per ottenere il massimo possibile, sotto tutti i punti di vista (successi e guadagni). Nella Juve ha capito di non poter trovare spazio, ha compreso come in una squadra così forte ci fosse poco spazio per un giocatore come lui, reduce da un infortunio terribile e che necessita quindi di molto campo per poter recuperare la forma migliore. E nella Juve questo spazio potrebbe non averlo neanche la prossima stagione.

Se poi arriva l’Inter, una delle squadre più importanti d’Italia, che dimostra di credere in lui, è ovvio che egli possa desiderare di accettarne la corte. Ma questo non significa vendersi o tradire. I giocatore non sono tifosi, i giocatori sono professionisti. Non capirlo è da stupidi. E, purtroppo, sono tanti a non capirlo, giustificandosi con il fatto che il calcio si regge sulla passione dei tifosi e quindi ad esso non si possono applicare le stesse regole di una qualunque impresa. Affermare questo significa non solo accettare che i giocatori ci prendano per i fondelli, ma giustificarlo pure!

Si perchè quelli che vanno sotto la curva a lanciare la maglia, quelli che si battono il pugno sul cuore guardando la curva, quelli che vorrebbero diventare una bandiera, quelli che amano questa città e questa maglia, quelli che sognavano sin da bambini di indossare quella maglia…raccontano una marea di cazzate, giusto per arruffare il pelo del tifoso. Un po’ è lecito, ci mancherebbe. Rispettare i tifosi è doveroso. Ma ogni tifoso deve sapere che quello stesso giocatore che si batte il pugno sul petto indicando con quel gesto di avere nel cuore quei colori, quella maglia, è pronto a fare la stessa cosa da un’altra parte se solo lo troverà conveniente. Difficile capirlo?

Bianchi, tanto per provocare ancora una volta il mio collega blogger, ha dimostrato amore per il Toro e ha commosso tutti dopo aver segnato un goal nella sua ultima gare con il Toro. Ma per lui restare al Toro era anche convenienza personale perchè, statene pur certi, se fossero arrivate l’Inter o il Milan, o addirittura la Juve, a richiederne le prestazioni, a fronte di uno stipendio raddoppiato, lo stimato ex Capitano del Toro si sarebbe tranquillamente Ogbonnizzato. Anzi, no, perchè Bianchi, a differenza dell’ex compagno, è uno che ha capito cosa piace al tifoso medio: il gesto, la maglia baciata, le lacrime di commozione, le parole d’amore ripetute in ogni situazione.

Il tifoso medio dovrebbe essere più concreto, più intelligente, più consapevole dei valori che ci sono in ballo. Il tifoso deve capire una volta per tutto che il suo è amore incondizionato, quello di un giocatore no. E non deve pretendere che il giocatore in questione faccia molti gesti ruffiani ma che, in campo, dia tutto per la sua squadra. Questo è il modo migliore che egli ha per guadagnarsi lo stipendio e l’affetto dei tifosi. Per tornare ad Isla, ad esempio, fischiarlo è sbagliato: non si fischia un giocatore che indossa la maglia della Juve, specie se lo fa cercando di onorarla nel migliore dei modi!

Mi si dirà che, però, ci sono giocatori che dimostrano di amare davvero la maglia che indossano e sono disposti, per essa, a rinunciare a soldi e successi altrove. E’ vero, i casi di Del Piero, di Totti, di Di Natale e di molti altri sembrano esistere appositamente per darmi torto. Ma, a parte il fatto che poche eccezioni non possono smontare un ragionamento generale, occorre dire che anche i citati campioni, pur amando davvero le maglie che hanno indossato per tutta la carriera (o quasi, nel caso di Di Natale), però occorre anche capire che anche per le bandiere, spesso, la scelta di restare fedele ad una maglia per sempre nasconde convenienze più o meno celate.

Totti poteva giocare ovunque, ma ha preferito Roma. Lo ha fatto perchè a Roma è il Re e non può neanche venire messo in discussione. Lo ha fatto perchè a Roma non conta solo come un giocatore, ma molto più di tanti dirigenti. Lo ha fatto perchè molto ben retribuito. Lo ha fatto perchè talvolta si preferisce essere il leader della Roma che uno dei tanti nel Real Madrid. O no?

Nei giorni scorsi i tifosi bianconeri si sono esaltati per il fatto che Llorente abbia dichiarato che gli scudetti dela Juve sono 31. Secondo voi, poteva dire qualcosa di diverso? Ve lo immaginate se avesse detto che per lui sono 29? Poi è stata la volta dei tifosi del Toro: esaltazione pura perchè Ciro Immobile (cresciuto nella Juve, già pubblicamente dichiaratosi tifoso bianconero e, infine, tuttora in comproprietà tra Toro e Juve), sollecitato dai tifosi, ha saltato al coro: chi non salta è bianconero. Aveva scelta? O, ancora, i tifosi napoletani che ora fischeranno a lungo Zuniga perchè lui, invece, a quello stesso coro ha preferito rimanere, scusate il gioco di parole, immobile.

Basta davvero poco al tifoso medio per eccitarsi senza mai rendersi conto di essere preso per i fondelli. Zuniga, forse, ha sbagliato, poichè gli sarebbe bastato un accenno di saltello per fare contenti i tifosi napoletani, salvo poi scusarsi nel caso in cui dovesse diventare tifoso bianconero. Avrebbe potuto dire di essere stato costretto, di aver saltato con la morte nel cuore, di averlo fatto con le dita incrociate a mò di scongiuro!

Non voglio recitare la parte del tifoso freddo, razionale e lucido a tutti i costi, perchè è ovvio che tutti i gesti dei giocatori nei confronti dei propri tifosi sono da apprezzare: rappresentano comunque un modo per dimostrarsi riconoscenti e per restituire una parte di quell’affetto che chi va allo stadio regala incondizionatamente ai propri beniamini, però occorre, secondo me, essere consapevoli che non sono quelle le cose importanti, ma che al tifoso deve interessare, sopra ogni cosa, che il giocatore in questione onori la maglia che indossa e che lo faccia non battendosi il pugno sul petto ma gettando sudore. E se poi l’anno successivo lo stesso giocatore osannato fino a pochi mesi prima realizzerà un goal alla sua ex squadra, se per rispetto non esulterà lo apprezzeremo, se invece lo farà la cosa non potrà cancellare tutte le gioie che ci ha regalato quando difendeva i nostri colori.

Comments

  1. Massimo says

    Io credo che i tifosi granata o juventini o napoletani che hai descritto siano come quegli uomini che volano a Cuba o in Brasile ed, essendo attesi all’arrivo dalla bella di turno, credano di essere amati dalle stesse donzelle, che in lacrime poi li accompagnano all’aereoporto per la partenza, e non appena entrati al gate, queste s’imbelettano e corrono agli arrivi ad aspettare il prossimo ammore!!!

  2. Luca says

    Buongiorno,
    mi sono imbattuto “quasi” per caso nella pagina e ho potuto apprezzare una certa qualità negli articoli e nelle pubblicazioni (dote rara oggi come oggi che mi ha indotto a leggere qua e là sul blog). In qualità di tifoso granata vorrei soffermarmi sulla questione Ogbonna-Glik e sulla capacità di scaldare i cuori granata: non si tratta di essere giocatori alla Bruno o violenti per poter guadagnare i galloni. Glik non è entrato nei cuori dei tifosi per l’entrata su Giaccherini, bensì per quello che dice e come lo dice in qualunque intervista, per la maglia sudata ad ogni partita, per la grinta mostrata sempre, anche nelle prestazioni più opache. L’entrata su Giaccherini fu dettata dall’irruenza, non dalla volontà di spaccare un bel niente…inesperienza e forse mezzi tecnici non all’altezza di quelli del collega neo bianconero. Ogbonna, dal canto suo, mai ha speso (che io ricordi) una parola di apprezzamento per i tifosi con un minimo di passione, insomma non è mai trasparito quel feeling che ci si aspetta da giocatori ritenuti simbolo perchè cresciuti con la maglia addosso…Ogbonna è un professionista, nulla più, che ha fatto egregiamente il suo lavoro, sino all’ultimo giorno, rinnovando quando era giusto (più per il Toro che per lui) farlo e trasferendosi al miglior offerente una volta giunta l’ora dei saluti. Il Toro ha incassato, per i propri standard, una cifra importante, per un giocatore a cui non interessava più giocare con quella maglia, ha reinvestito acquistando per intero giocatori che costituiscono oggi l’ossatura della squadra.
    Grazie per lo spazio concesso, saluti.
    Luca

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