Chiedete scusa a quest’uomo

Questo è il giorno della gioia, dei festeggiamenti, della consapevolezza di essere definitivamente tornati nel posto che la Storia del calcio ci ha attribuito. E’ giusto così. Il calcio è questo, è speranza, poi sofferenza, infine gioia, o dolore.

Questo però è il giorno di un uomo cui la vita professionale non ha mai regalato nulla. Un uomo, un allenatore, cui non è stata regalata la panchina di una squadra di Serie A non ha appena ha appeso le scarpine al chiodo, come accaduto a molti suoi colleghi. Un uomo che ha fatto gavetta e al quale non è bastato essersi conquistato sul campo la panchina del Milan, partendo dalla Lega Pro. Non gli è bastato neanche riportare, al primo anno, lo scudetto a Milano, contro ogni pronostico. Era merito di Ibrahimovic, di Thiago Silva, di Galliani e di Berlusconi che gli dettava la formazione. Un uomo che ha subito la contestazione di un tifo viziato e incompetente, che ne ha salutato l’esonero con giubilo, senza sapere che i nodi sarebbero presto venuti al pettine.

allegri2Un uomo che è stato richiamato dalle vacanze in una calda giornata di Luglio per guidare la squadra più forte, amata e odiata d’Italia. Ha accettato senza chiedere nulla, senza poter incidere su nessun aspetto della preparazione, del mercato, del gioco. Accolto dalla contestazione degli ultras e dalle dichiarazioni dei tifosi VIP che dichiaravano di non essere più tifosi a causa del suo arrivo.

Un uomo che ha subito l’onta della sconfitta contro una squadra di dilettanti ad agosto mentre tutte le rivali asfaltavano i top club d’Europa: “questo è quel che ci aspetta con Allegri!” diceva parte del popolo bianconero.

E poi, l’inizio di campionato e una squadra che vince senza eccessivi problemi. Che batte la Roma, squadra da tutti dipinta come la più forte, quella che si è più rinforzata grazie all’acquisto di Iturbe (Marotta, dimettiti!). Ma è merito di Conte, dicono tutti. Lo dicono i tifosi, lo dicono pure i soliti soloni che vengono lautamente pagati per raccontare minchiate in tv e sui giornali.

Un uomo che sa che alla prima sconfitta, che in campionato arriva contro il Genoa, in una partita peraltro tanto dominata quanto sfortunata e in Champions a Madrid contro i “quasi” Campioni d’Europa per solo 1-0, gli avrebbero rovesciato addosso tutta la colpa. In pratica: le vittorie in campionato erano merito di Conte, le sconfitte in Champions erano tutte colpa sua.

Ma lui è andato avanti sereno, predicando “halma”, ossia calma. Con intelligenza. Un’intelligenza sia tattica che comunicativa. Tattica perché è ripartito dal collaudato 3-5-2 per poi arrivare al più congeniale, per il suo credo tattico, 4-3-1-2. Ma, all’occorrenza capace di tornare sui suoi passi, anche a partita in corso, come accaduto ieri sera a Dortmund dopo l’infortunio di Pogba. E comunicativa, perché non ha mai cercato rivincite verso chi l’ha preceduto (e con il quale c’erano già dei precedenti).

Il mister livornese è andato avanti per la sua strada. Prendendo il largo in campionato e raggiungendo i quarti in Champions League. Senza attribuirsi meriti particolari e senza alzare troppo i toni, quasi smorzando l’entusiasmo rinnovato di tifosi e giornalisti. Senza cercare rivincite.

allegri1Ho scritto ieri su Twitter che ora mi aspetto un coro, domenica allo Juventus Stadium, tutto per lui. Se lo merita. Così come ora mi aspetto che tanta gente gli chieda scusa. So che non succederà, qualcuno, da Linus in giù, si è solo un po’ pentito per avere avuto troppa fretta. Ma il dichiararsi “non più tifoso” è una cosa indegna e imperdonabile, che lo sappiano, tutti questi tifosi “occasionali”. Si ama prima la maglia e solo poi chi la indossa. E quando chi la indossa ne indosserà un’altra, tante grazie, noi saremo al 100% dalla parte di chi quella maglia la eredita. Che il calciatore si chiami Del Piero o Tevez. Che il mister si chiami Conte o Allegri.

Abbiate il coraggio, ora, di chiedere scusa a Massimiliano Allegri. Nel mio piccolo so cosa significa doversi sempre scontrare con lo scetticismo di tutti. In famiglia, a scuola, sul lavoro, negli affetti, con gli amici. E purtroppo so che nessuno poi ti dice: sì, su di te mi ero sbagliato. Magari cambiano atteggiamento nei tuoi confronti, ma scusa non te lo dicono mai. Ecco, magari nel mondo del calcio, dove i sentimenti sono più eccessivi e talvolta esagerati, può succedere che qualcuno riconosca i propri errori, ad alta voce.

 

 

Comments

  1. fabio says

    Tutto giusto Emiliano. Io ero uno scettico sul cambio di panchina, ed ho voluto aspettare, ma comunque sia le scuse sono doverose. Altrettanto lo sono ad un allenatore che ha fatto il percorso inverso tra le due panchine juve-milan. Un allenatore che era indegno per la Juventus. Ricordo ancora i cori ultras: un maiale non può allenare. Ora mi sembra che costui stia guidando les merengues. Allora beh, mi auguro con tutto il cuore di rivedere lo stesso film all’inverso, sperando che Allegri segua i passi di Ancelotti quando era al Milan.

  2. diego says

    Ancellotti alla Juve è riuscito a perdere uno scudetto con 9 punti di vantaggio,e non parlate di Perugia perché non si doveva arrivare in Umbria all’ultima partita a giocarselo, a non vincere nulla con Zidane, Inzaghi, Henry e Davids, a ritenere Henry un giocatore non da Juve ed a farlo giocare quasi da terzino. Poi che abbia vinto tanto successivamente gli si da merito, ma alla Juve ha deluso.

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