L’ingiustizia Sportiva

Fin da bambino, quando nei cartoni animati  vedevo rappresentati i processi, oppure quando i miei genitori guardavano Forum a pranzo, all’interno del tribunale vi era sempre il giudice vestito con una toga nera, un martello di legno in mano, e sullo sfondo, dietro al Santi Licheri di turno (pace all’anima sua), una enorme bilancia con una scritta che recitava “la legge è uguale per tutti“.

Parole sante, perché così dovrebbe essere, che l’imputato sia bianco, nero, bianconero, granata, rossonero, nerazzurro o biancoceleste, e invece la storia recente, ci sta mostrando un volto un po’ particolare della giustizia sportiva, che stranamente fa molte distinzioni in base al colore della maglietta dell’accusato. Potrei fare lo stesso discorso circa la giustizia ordinaria, ma parlare di cose troppo serie e noiose non è il mio mestiere e quindi preferisco concentrarmi sullo sport.

È così,  notizia di ieri, che per i più è stata clamorosa, ma pensandoci  bene, forse neanche troppo visti i trascorsi, dalla vicenda calcioscommesse, proprio quella per cui Gillet la scorsa settimana ha visto confermata la condanna a 3 anni e 7 mesi di squalifica, quella per cui Barreto e Gazzi hanno patteggiato 3 mesi di squalifica per omessa denuncia, quella per cui almeno altri 15 giocatori, non più tardi di 20 giorni fa, hanno collezionato squalifiche dai 2 ai 4 anni, e ancora quella per cui lo scorso anno diverse squadre sono partite con penalizzazioni da 1 a 6 punti, la vicenda per cui un allenatore col parrucchino, dovette guardare la sua squadra per 4 mesi dietro ad una vetrata, senza la possibilità di sedersi in panchina, è  stata emessa l’ennesima condanna ad un imputato, noto come Stefano Mauri, che a differenza dei sui colleghi vestiti con maglie di diverso colore, se l’è cavata con una condanna molto lieve a 6 mesi di squalifica e 40 mila euro di multa per la società SS Lazio, se rapportata alle richieste dell’accusa ovvero illecito sportivo per le presunte combine delle gare Lazio-Genoa 4-2 e Lecce-Lazio 2-4, del campionato 2010/11, che prevedevano 4 anni di squalifica al giocatore e 6 punti di penalizzazione alla societá.

Secondo il procuratore Palazzi, Mauri  avrebbe contribuito ad alterare il risultato delle gare sopracitate violando gli articoli 1 e 7 del codice di giustizia sportiva, e per di più avrebbe scommesso sulle due gare. Una posizione che alla vigilia sembrava disperata, viste anche le condanne della scorsa settimana, e invece…

La Lazio non è comunque nuova ad episodi di questo genere, probabilmente i biancocelesti devono avere un buon ascendente sui giudici e sulle commissioni giudicanti, infatti già riguardo la vicenda calciopoli nel 2006 la Lazio in primo grado, venne retrocessa in serie B con 7 punti di penalizzazione e un ammenda di 40mila €, ma la corte federale in secondo grado, annullò la retrocessione, commutandola in 30 punti di penalizzazione che permisero alla squadra di mantenere la massima serie e 11 punti di penalizzazione al campionato successivo. A completare l’opera poi la camera di conciliazione ed arbitrato del coni, confermò i 30 punti di penalizzazione, riducendo però a 3 punti la penalizzazione per l’anno successivo, azzerando anche la sanzione pecuniaria. Ben diverso in quell’anno il trattamento riservato a Juventus, Milan, Fiorentina e Reggina.

Senza dimenticare ovviamente che proprio l’anno precedente calciopoli, mentre il tribunale di Torino, e la Federcalcio sentenziarono senza pensarci su troppo la non rattificabilità dell’iscrizione del Torino Calcio di Cimminelli al campionato di Serie A e il successivo fallimento, per una storia assurda, quanto grottesca di false fideiussioni e un debito che ammontava a 60 milioni di euro, la Lazio indebitata con il fisco per 140 milioni di Euro, ricevette la generosa possibilità di pagare quel “piccolo debito” in 23 comodi anni, senza nessun altra conseguenza. Risulta perfino troppo evidente che il patron Lotito abbia parecchi santi in paradiso e non solo, perché spesso è volentieri quando c’è di mezzo la Lazio, tutto finisce a “tarallucci e vino”, mentre gli altri piangono lacrime amare. Per gli altri, le dichiarazioni dei pentiti diventano prove schiaccianti che spesso mettono fine alla carriera sportiva degli atleti accusati. Stranamente per la Lazio e per i suoi tesserati esiste il beneficio del dubbio, perché  una testimonianza  fatta contro Gillet e sicuramente più vera e credibile di un’accusa contro Mauri. Questo stanno dimostrando le sentenze della commissione disciplinare relative al calcioscommesse, questo ha dimostrato calciopoli e lo stesso ha dimostrato la questione della dilazione del debito in 23 anni per la Lazio e il fallimento del Torino Calcio.

E allora mi sorge spontanea una considerazione: “… ma la legge è davvero uguale per tutti?…” Forse, ma non per la Lazio!

 

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