Finale grottesco di un mercato insufficiente

Sono le 00:26 del 3 settembre e col calciomercato finalmente chiuso è possibile stilare un bilancio sul mercato del Torino, perché almeno fino a gennaio i giocatori resteranno quelli attualmente in rosa. E’ da luglio che tifosi e addetti ai lavori sono consapevoli del fatto che ai granata per essere competitivi mancassero almeno 3-4 giocatori, ovvero un portiere, un’attacccante, un regista e un laterale sinistro; sono mesi che si prova a tesserare qualcuno di questi giocatori senza successo: da Maxi Lopez a Derdiyok, da Pegolo a Sorrentino, da Ghoulam a Ziegler, da Almiron a Valdes. Calciatori che sicuramente hanno scatenato i sogni proibiti dei tifosi granata, perché se uno per ruolo, fossero arrivati questi giocatori, adesso saremmo qui a scrivere di una squadra finalmente competitiva, con uomini di qualità ai posti giusti.

Il-Petrachi

È invece come ormai accade da otto anni, il Torino riesce a concludere il mercato assemblando una squadra non competitiva, con giocatori non di categoria, rendendo praticamente inutili le stesse operazioni positive fatte ad inizio mercato quali la conferma di Cerci, Glik, Darmian e Rodriguez e l’acquisto di Immobile. Da quello sprint iniziale sono arrivati solamente giocatori a costo zero, scarti di altre squadre che difficilmente potranno dare un valore aggiunto ad una formazione che si era salvata faticosamente lo scorso anno.

Bianchi e Jonathas sostituiti da Immobile e Larrondo, Ogbonna sostituito da Moretti e Bovo, Santana sostituito da El Kaddouri e la cabina di regia affidata ad oltranza a Vives, Farnerud o Bellomo. Sulla sinistra, dopo il goffo tentativo di tesserare un giocatore già rotto, Dossena del Napoli, mandato a monte dall’Istituto di Medicina Sportiva, è stato riesumato Pasquale, in prestito oneroso dall’Udinese. Fino alla vera e propria ciliegina sulla torta finale, con l’arrivo di Tommaso Berni, un portiere svincolato di 30 anni con ben 9 presenze in serie A in 13 anni di carriera! Grottesco!

Il Torino si ritrova così ad iniziare la nuova stagione, inaugurata da due sconfitte su tre partite ufficiali giocate, senza un vero primo portiere, perché Padelli, Gomys e Berni sono tre secondi e con un attacco spuntato, costituito da giocatori che non hanno certamente il vizio del goal; senza uomini in grado di assumere il ruolo di regista, quindi vulnerabili, senza una vera identità ed inconcludenti. Una squadra che difficilmente potrà raggiungere il traguardo della salvezza, a meno che Sassuolo, Livorno e Genoa non siano riuscite a far peggio.

Ora che il mercato è finito, e che tutte le formazioni hanno costruito l’organico delle proprie squadre quasi senza spendere un euro, così come il Torino, risulta più facile rispondere alla canonica domanda che ci ha tormentato per tutto il periodo del calciomercato estivo, ovvero “cosa manca al Torino?“. Al Torino manca un DS, un personaggio capace di assemblare una squadra in perfetta autonomia, senza dover ricorrere ai fondi del presidente e soprattutto senza la necessità di avere sempre il patrono al suo fianco quando si intavolano le trattative. Guardiamo ad esempio cosa ha fatto Lo Monaco a Catania qualche anno fa, oppure quel che continua a fare ogni anno Pasquale Marino all’Atalanta, o ancora Leonardi al Parma, che senza far spendere un euro ai loro presidenti riescono a scovare giovani talenti ed allestire organici di rilievo senza spese folli, cedendo quando necessario i pezzi pregiati alle big creando plusvalenze.

Al Toro manca un personaggio di questo tipo, che sappia prendere in mano le redini della situazione, tenendo presente che i granata partirebbero con il vantaggio di aver decisamente più fondi rispetto alle squadre sopracitate, visto il bacino di utenza e la fetta di diritti televisivi percepiti. Petrachi non ha competenza in serie A, nel senso che può essere considerato un buon DS per la serie B, ma inutile nella serie maggiore perchè manca di personalità e autonomia e soprattutto senza le conoscenze utili in Italia e soprattutto all’estero. Ogni volta che si deve fare una trattativa, è sempre necessaria la presenza di Cairo, che allo stato attuale con le sue attività sta dimostrando invece, di aver poco spazio per il Toro. Ma ve lo immaginate un DS alla Marotta che viene portato sotto braccio da Agnelli per fare le trattative si mercato? O un Pradè che scomoda Della Valle per trattare la cessione di Ljajic o ancora un Lo Monaco che si fa sovrastare dal presidente quando si siede a trattare un acquisto? Assurdo, ma al Torino succede questo, e se consideriamo che il presidente Cairo, oltre ad avere le braccine corte, capisce pochissimo di calcio, è facile capire il perché di tutti gli ex-Bari, e di un mercato fatto solo di scarti.

Se Cairo, facessero quel famoso passo indietro che da otto anni  i tifosi aspettano, affidando la gestione della società ad un personaggio alla Lo Monaco o alla Pasquale Marino, che sicuramente costerebbe più di Petrachi, ma consentirebbe al Toro di avere uno specialista per effettuare il difficile mestiere di costruire una squadra valida a costo zero, lavorando sui giovani talenti e facendo, quando possibile, cassa sulle plusvalenze che non arriveranno sicuramente da Farnerud, Padelli o Berni che Petrachi ha faticosamente comprato, mentre la solita Udinese si assicurava il diciannovenne uruguaiano Nico Lopez, secondo miglior giocatore del mondiale under 20 da poco concluso, forse qualcosa cambierà anche qui al Torino.

 

Comments

  1. Emiliano Lemma says

    Approvo quanto scrivi perchè perlomeno hai utilizzato argomenti validi, a differenza di quanto fatto nelle varie puntate del podcast. Un DS migliore sa comprare un giovane promettente (ma Bellomo, ad esempio, non lo è?) invece che uno svincolato di 30 anni senza esperienza in A. Ma poi, ti chiedo, come verrebbero accolti tanti giovani di belle speranze da una tifoseria come quella granata?
    Infine, però, urge una correzione: Cellino fa calciomercato in prima persona, come hai potuto notare ieri per le trattative relative ad Astori e Naiggolan.

  2. Omar Cecchelani says

    La differenza tra Cairo e Cellino è che il secondo ne capisce di calcio mentri il primo non capisce un cavolo, e lo ha dimostrato dall’inizio.

    E riguardo ai giovani, se fossero buoni verrebbero accolti alla grande dalla tifoseria come venne fatto per Sansone lo scorso anno e per Bellomo ed El Kaddouri quest’anno.

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