Juventus Stadium, accusa granata come il Delle Alpi, fa acqua

Prorogo: il 18 novembre 2013 ho scritto un articolo denominato “La leggenda dello Stadio regalato alla Juve“, in cui dimostravo, o cercavo di dimostrare, come quella che il Comune ha regalato lo Stadio delle Alpi, pagato dai contribuenti, alla Juve lasciando al Torino Calcio il nulla anzi, le macerie del Filadelfia, fosse niente più che una leggenda metropolitana.

L’articolo ha avuto il merito di scuotere le coscienze degli amici granata di questo blog (e dell’ormai agguerrito gruppo Facebook de I Faziosi) ai quali non va giù che si smentiscano in modo certificato le loro credenze (seppur, faccio ammenda, con un errore anche grave, quello relativo al costo di ristrutturazione del Comunale che io attribuisco, nell’articolo, interamente al Comune di Torino, sbagliando, ma senza che questo infici la validità del ragionamento). E così, Omar Cecchelani, coautore di questo blog e leader dell’ala granata dello stesso, ha replicato con un articolo molto lungo che potete trovare a questo indirizzo: Juventus Stadium, non regalato ma costruito sul fallimento del Torino.

L’articolo è scritto bene poiché l’autore è in grado, quando correttamente stimolato, di produrre ottimi contenuti. Purtroppo esso denota due grossi problemi: contiene alcune grossolane inesattezze ed è ricco di deduzioni prive di fondamento poiché non corroborate da documenti più o meno ufficiali. Ma tant’è, si sa che nei blog e forum dai quali trae informazioni l’autore citare le fonti non solo non è abitudine ma non è neanche necessario, perché “a Torino tutti sanno e basta“.

Iniziamo dall’inizio, quando cioè il Cecchelani scrive:

“L’opera venne ultimata in meno di due anni con un costo complessivo che superò i 160 miliardi di lire, ed il maestoso “Stadio delle Alpi” fu così pronto ad accogliere le gare torinesi di Italia 90, con il placet di personaggi illustri come l’Avvocato Gianni Agnelli, che disse della nuova opera “Il Delle Alpi è bellissimo. Non l’avevo mai visto prima, la visuale è davvero eccellente“, e dell’Avvocato Vittorio Chiusano che entusiasta si sbilanciò, affermando “La spettacolarità del Delle Alpi è sicura. La gente ha già dimostrato di voler bene a questo stadio. Basteranno poche partite per abituare i tifosi a frequentarlo, è uno stadio bellissimo.

piccolo-paragoneIntanto occorre dire che non si è mai visto, nella storia dell’umanità, qualcuno che, ad una inaugurazione di un’opera pubblica, abbia detto che essa sia una schifezza. Generalmente si tende ad usare frasi roboanti ed entusiastiche. Non mi risulta, infatti, che neanche Borsano si sia espresso in modo negativo sullo stadio in cui, è bene ricordarlo, anche il Torino Calcio ha giocato alcune partite, anche a livello europeo. E comunque, appena inaugurato il Delle Alpi sembrava un bello stadio poiché architettonicamente all’avanguardia, elegante, con tutti i posti a sedere e al coperto, con un campo da gioco dotato anche di serpentine per l’irrigazione e il riscaldamento del manto erboso. Occorre ricordare come, a quei tempi, fossero ridotti gli altri stadi italiani. I problemi sono sorti in seguito, quando cioè ci si accorse che esso si allagava spesso (proprio a causa del sistema di irrigazione), che aveva un terreno di gioco pessimo, che faceva un freddo micidiale (venne inaugurato a primavera…) e che la visuale non era fenomenale (ma questo Agnelli non poteva saperlo visto che di certo non andava in curva…) e che, soprattutto, aveva dei costi di gestione spaventosi.

Pertanto non è, solo, una questione di convenienza, come narra il collega, quella di aver cercato di sfuggire al vincolo ventennale che legava Juventus e Delle Alpi. Convenienza che, per carità, c’è anche. Purtroppo capisco che certi concetti ai romantici tifosi del Toro non interessino, ma la Juve ama vincere sul campo e incassare denaro dove può. Il calcio è anche denaro, fatevene una ragione…

Il calcolo sugli abbonati della Juve che avrebbero coperto le spese è talmente ingenuo che non merita commento. Apprezzo però la presenza dei dati ufficiali: in un articolo di presunta “verità giornalistica” sono gli unici riportati. Il bilancio di una società moderna, come stiamo vedendo in questi ultimi anni, non è fatto di semplici addizioni e sottrazioni e il fatto che i costi dello Stadio si ripagassero con i soldi degli abbonamenti è del tutto ininfluente poichè daiazzone2a uno Stadio una società moderna deve anche poterci guadagnare, se può e se riesce.

Nei successivi paragrafi l’autore cerca di dimostrare come la Juventus abbia cercato di verificare la possibilità di avere uno stadio di proprietà proprio per ottenere quei guadagni visti come un qualcosa di disprezzabile. In pratica, la Juve ha iniziato a fare, nel 1995, quel che Milan, Inter, Lazio, Fiorentina, Napoli e Roma stanno cercando di fare oggi, nel 2013: avere uno stadio di proprietà.

Ma il capolavoro appare dopo, quando l’autore scrive:

il comune per il solo stadio aveva speso 160 miliardi pochi anni prima, e non poteva di certo svendere l’area così come la Juventus chiedeva; vuoi perché la perdita in termini economici sarebbe stata troppo elevata, vuoi perché il comune deve comunque rendere conto ai propri cittadini e all’opposizione delle decisioni prese e sotto una certa cifra non sarebbe stato possibile scendere. Serviva qualcosa per sbloccare questa situazione di stallo, e quel qualcosa fu l’assegnazione a Torino delle Olimpiadi Invernali del 2006 nel giugno del 1999.

In pratica, l’assegnazione delle Olimpiadi Invernali alla città di Torino sarebbe solo un pretesto atto ad assecondare la conquista dell’area del Delle Alpi da parte della Juve! Beh, signori, qui siamo ad un livello troppo alto! L’autore forse ignora che l’assegnazione di un’Olimpiade è una questione un filo più importante di uno stadio di calcio…

Poi si passa a parlare del Torino Calcio, quello che, come giustamente segnala l’autore, era già in crisi da prima che la Juve si interessasse all’area del Delle Alpi. Certo, sarebbe bello chiedere all’autore il perché di ciò ma credo che neanche lui avrebbe il coraggio di scrivere quanto ama invece raccontare a voce e quindi passiamo oltre. Che forse anche i precedenti presidenti, anche quel Borsano che li portò, quasi, in cima all’Europa, qualche colpa nel dissesto economico e sportivo del Torino Calcio l’abbiano avuta? Colpa della Juve e della Fiat anche questa?

Scrive l’autore:

Su richiesta dell’allora AD Fiat Paolo Cantarella (noto tifoso granata), casualmente proprio nel 2000, un’ anno dopo l’assegnazione dei giochi olimpici a Torino, Francesco Cimminelli, imprenditore torinese e proprietario della Ergom S.p.A., comprò il Torino dai genovesi ormai alla frutta, diventando azionista di maggioranza del club e chiamando alla presidenza Attilio Romero, ex portavoce di Agnelli.

Caro Signor Cecchelani, ha una mezza prova che non siano le illazioni apparse su alcuni quotidiani, del fatto che sia accaduto ciò, che cioè fu Cantarella a chiedere a Cimminelli di comprare il Torino? Su Wikipedia si legge la stessa cosa ma, se si vanno a visualizzare le fonti, emerge che la fonte di questa affermazione è, semplicemente, un articolo di Marco Ansaldo de La Stampa. E, peraltro, non si capisce perchè, nell’articolo incriminato, si citi Cantarella come “noto tifoso granata”. Un tifoso particolare, che vuole il male della propria squadra di calcio senza che gliene venga in tasca nulla. Mistero.

Quando poi l’autore racconta di come, a quel punto, l’impresa di Cimminelli sia passata ad avere i “pagamenti delle fatture a 30 giorni contro i 90/120 degli altri” ci si chiede, anche qui, se sia una verità frutto della conoscenza dell’ambiente dell’indotto automobilistico da parte dell’autore o se anche questa è la solita illazione priva del minimo riscontro. Magari esistono documenti, dichiarazioni ufficiali, interviste che narrano di questa clamorosa verità, però in questo caso segnalarlo servirebbe…

L’autore scrive:

E comunque quello che apparve subito chiaro a tutti al 100%, sicuro ed insindacabile fu che il fatturato dell’azienda del proprietario del Toro dipendeva dalle commesse del proprietario della Juve

E’ cosa piuttosto irrispettosa quella di accusare chiunque lavori nell’indotto di un’azienda di esserne al 100% dipendente. Sarà anche così, ma con reciproco vantaggio. E poi, perché se notoriamente a Cimminelli del Toro non interessava nulla, la gloriosa società di calcio gli stata ceduta? Perchè proprio a lui? Il fatto che i cosiddetti genovesi ne avessero la proprietà e non se la passassero bene non è un buon motivo per regalarlo agli odiati nemici. Borsano, Goveani, Vidulich, Calleri e via discorrendo, perché hanno portato il Toro nelle condizioni di essere venduto al nemico? Per dire, se Moratti fosse stato davvero un grande presidente per l’Inter oggi ne avrebbe ancora la proprietà, senza essere costretto a vendere all’indonesiano. Bastava coniugare vittorie e bilanci, come fanno i manager capaci…

Quando poi l’autore inizia a fare i calcoli li fa, ovviamente, sulla base della propria convenienza, perché quando si parla di cifre su aree commerciali occorre anche avere un minimo di conoscenza del valore delle stesse. Ma, soprattutto, è bene capire una cosa: come fa ad essere costata 5 euro al metro quadro una superficie di 60.000 metri quadrati se il prezzo pagato dalla Juventus è stato di 25 milioni di euro? 5 Euro, per 60.000 fa 300.000 euro, non 25 milioni. Forse almeno scrivere le cifre corrette aiuterebbe! (NB, a seguito della lettura di questo post, l’articolo è stato corretto, tanto per capire con chi abbiamo a che fare…)

E, inoltre, perché si fa questo conto senza considerare che poi la Juventus ha speso 120 milioni per rendere lo Stadio utilizzabile per il calcio? Perché siccome il Delle Alpi non era utilizzabile come stadio per i motivi sopra esposti, chiunque avrebbe dovuto abbatterlo e ricostruirlo. Con tanto di costi di demolizione, ricostruzione e di realizzazione delle opere di urbanizzazione.

Solo chi è in malafede può pensare che davvero una società, una qualunque, avrebbe comprato il Delle Alpi per utilizzarlo così com’èra, tra l’altro con costi di manutenzione tali da erodere i possibili guadagni. Eppure l’autore dell’articolo dovrebbe sapere (e lo sa) che gli abbonati e gli spettatori medi di uno stadio oggi non sono neanche paragonabili a quelli degli anni ’90 a causa dell’arrivo della diretta tv per ogni gara. E oggi se la Juve riempie il suo piccolo stadio ciò avviene proprio perché esso è realizzato in modo fantastico e chi va alla partita vive delle emozioni uniche.

Per concludere, utilizzare l’espediente che siano state utilizzate “buona parte delle strutture esistenti dalla demolizione chirurgica del Delle Alpi” è davvero cosa poco intelligente. Quando si compra un bene si è poi responsabili del suo utilizzo. E, fino a prova contraria (in assenza cioè di vincoli), se la Juventus ha avuto la capacità e la forza economica di vendere alla Conad parte dell’area commerciale non è cosa che deve interessare il tifoso granata. Potete stare pur certi che in quella zona, con lo stadio abbandonato nessuna Conad, Coop o Esselunga avrebbe mai avuto interesse a realizzare un centro commerciale nè un chiosco per i panini. Il senso di realizzare tale opera deriva dalla capacità dela Juventus di realizzare uno stadio bellissimo a cui affiancare anche lo Juventus Museum, rendendo perciò un’area periferica e storicamente morta in una zona frequentata tutti i giorni, con inevitabili ricadute positive per la città.

E, ancora, cambia qualcosa che sono stati salvati i famosi “pennacchi” del Delle Alpi? La città di Torino ne ha subito un danno?

Quando poi afferma, l’autore del post, che il Torino fallì proprio a causa dei debiti maturati per la ristrutturazione del Comunale, si tocca proprio il fondo, omettendo peraltro la verità. Il Torino Calcio SpA fallì poichè aveva accumulato debiti per 60 milioni di euro, una cifra un po’ più alta di quella necessaria per la ristrutturazione del Comunale.

Che non ci sia equità totale di condizioni tra chi riceve un vecchio stadio che può solo ristrutturare e chi, invece, ne riceve uno da abbattere e da poter sfruttare anche commercialmente è evidente. Però occorre intanto considerare che, ad oggi, il Torino Calcio gioca pressoché gratis all’Olimpico (250.000 euro sono meno di quanto spende una squadra di Interregionale) e, soprattutto, che le due società hanno chiaramente e storicamente una potenza economica differente.

Su questo siamo d’accordo, vero? Certo, al tifoso granata non va giù e lo capiamo, ma accusare di ogni male capitato alla propria squadra la proprietà della Juventus non ha senso. Se il Torino calcio, ad un certo punto, ha smesso di essere una grande squadra (e lo ha fatto ben prima di quanto amano pensare i tifosi) non è certo per colpa della Juve. Il calcio moderno richiede capitali, visione, senso per gli affari, capacità gestionali e proprietà stabili. Se anche fosse stato il Toro, senza fallire (però è fallito, e questo è un dato di fatto), ad avere la possibilità di acquisire il Delle Alpi a 5 euro al metro quadro, lo avrebbe acquisito? Per fare cosa? Dove avrebbe trovato 120 milioni?

Perché dai, lo sapete bene che al Delle Alpi il Toro non avrebbe potuto giocare, che con le spese che ci sono e il numero di spettatori medio in campionato della squadra granata sarebbe giunto presto, nuovamente o per la prima volta, il fallimento.

Il Torino Calcio ha una storia lunga e meritevole di rispetto. Il Torino calcio è stata una squadra da sogno, la più forte, negli anni ’40. Poi è rimasta la seconda squadra di Torino, con due parentesi felici, quella dello scudetto del ’76 e quella del Toro quasi trionfatore in Europa. Per il resto è stata una squadra che ha alternato buoni campionati ad altri meno buoni fintanto che il calcio lo facevano i mecenati che sprecavano qualche miliardino pur di avere il giocattolino o la visibilità che da esso si ricavava. Nel calcio moderno non funziona più così.

Colpa della Fiat? Se vi fa comodo, pensatela così, però non pensiate di dimostrarlo con i vostri pretestuosi calcoli perché non vi riesce così come non vi riesce dimostrare che 25.000.000 (di euro) diviso 60.000 (metri quadri) fa 5 (euro al metro quadro). Dispiace ma è così.

Ma capisco che è difficile dimostrare l’indimostrabile. Anche perché, come afferma sempre l’amico e co-conduttore del podcast de I Faziosi Massimo Banzato, a Torino non si può dimostrare niente perché tutto viene insabbiato. Le “grandi” verità di chi vuol dire tutto senza poter provare mai di niente.

Comments

  1. Geremia Volpe says

    Un FAFFA…..a chi ignora la realtà ,la distorce e/o la inventa !
    Dopo Oscar GIANNINO che critica a casaccio senza conoscere i fatti veri ecco un altro bovino alla riscossa del nulla assoluto!!!
    La JUVENTUS non ha avuto nessuna agevolazione…per lo STADIUM ha pagato tutto ( terreno compreso) e sta rivalutando una zona ( CONTINASSA) invasa dai ROM e dai RIFIUTI e dall’abbandono !
    Se il Toro è altra cosa…non é colpa della Juventus!
    È proprio vero che la Juventus fuori e dentro il campo di gioco è la scusa per i fallimenti e le incapacità degli invidiosi !

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