Esiste solo una squadra, in Italia, che si vanta in ogni occasione, e specialmente durante le non rare stagioni fallimentari, di essere l’unica depositaria di valori quali onestà, lealtà e correttezza.
Questa squadra è l’Inter anche se la sua storia, come abbiamo visto nei post precedenti (vedi in basso l’elenco completo), racconta di qualche, non grave, caduta di stile o, se vogliamo, di qualche adattamento alla leggendaria arte tutta italiana di arrangiarsi.
Non si può parlare della storia dell’Inter senza ricordare lo squadrone allestito negli anni ’60 da Angelo Moratti, capace di vincere tre scudetti, due Champions League e due Coppe Intercontinentali.
Purtroppo, a provare a guastare la memoria e il ricordo di quel ciclo di grande successo ci pensano le malelingue degli avversari invidiosi, le tristi accuse e sospetti di doping da parte di ex giocatori purtroppo deceduti (Ferruccio Mazzola) e, come se non bastasse, anche presunte accuse di corruzione di arbitri.
Nel 2003 The Times, quotidiano inglese, pubblicò un articolo a cura di Brian Glanville, che riportavano la confessione dell’arbitro Gyorgi Vadas, relativa al presunto tentativo di corruzione da parte del Presidente Moratti, in occasione della partita tra la squadra nerazzurra e il Madrid CF. Glanville, semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni 1965/66. (di questo articolo parla anche Repubblica, qui)
Nell’articolo c’è scritto che il Presidente Moratti aveva messo in piedi un vero e proprio sistema dedito alla corruzione dei direttori di gara portato avanti da due uomini di fiducia: Italo Allodi e Dezso Solti.
Per ben tre anni consecutivi, prosegue l’articolo del giornalista inglese, l’Inter avrebbe cercato, e in due occasioni riuscendovi anche, di corrompere gli arbitri nelle semifinale di Coppa dei Campioni. Vincere quelle due semifinali fu molto importante per l’Inter perché poi, nelle successive finali, arrivarono le conquiste della prestigiosa coppa.
Nel 1966 il tentativo di corruzione non andò in porto. La semifinale era quella contro il Real Madrid e l’arbitro era il già citato ungherese Vadas. Egli venne corteggiato con la promessa di un corrispettivo in denaro equivalente all’acquisto di 10 automobili Mercedes se avesse indirizzato la gara verso il successo dei nerazzurri, il doppio in caso di rigore allo scadere e cinque volte tanto per un rigore nei tempi supplementari. Vadas arbitrò in modo regolare e l’Inter perse. Quella fu l’ultima gara arbitrata da Vadas. (il racconto completo della vicenda potete leggerlo qui).
Un altro episodio spiacevole prova a sporcare, ovviamente non riuscendovi, la linda storia dell’Inter. Siamo nel 1971/72, Coppa dei Campioni. L’Inter gioca negli ottavi di finale contro il forte Borussia Moenchengladbach. L’andata di gioca in Germania e la partita si mette male. I tedeschi vanno avanti per 2-1 quando Boninsegna si accascia a terra poco prima di calciare un corner. Pare sia stata una lattina a colpirlo. Il centrocampista tedesco Netzer trova a terra una lattina vuota e accartocciata e la spinge verso un poliziotto, il quale la raccoglie. Subito Mazzola prova a farsela consegnare, invano. Ma il capitano nerazzurro vede un tifoso italiano intento a bere una lattina. Mazzola se la fa consegnare e la consegna, a sua volta, all’arbitro.
Boninsegna non si rialza pur non manifestando particolari danni. La gara riprende e i tedeschi, infastiditi e resi rabbiosi dalla sceneggiata degli italiani, finiscono per vincere 7-1.
L’Inter, per mano dell’Avvocato Prisco, sporge reclamo alla Commissione disciplinare dell’Uefa. La quale, però, non può accoglierlo poiché ai tempi non era in vigore il principio della responsabilità oggettiva delle società per il comportamento dei propri tifosi. Ma Prisco è uno che non molla e, alla fine, riesce ad ottenere la non omologazione del risultato. Nonostante non ci sia un regolamento che prevedesse questo tipo di provvedimento.
La partita è annullata e il campo del Borussia squalificato. Pertanto, si gioca a Milano come se fosse la gara di andata mentre il ritorno si sarebbe dovuto giocare in campo neutro.
Peraltro, nel corso di quella gara Mario Corso venne squalificato per 14 mesi perché ritenuto colpevole di aver preso a calci l’arbitro al termine della partita. Una squalifica ingiusta perché autore dell’atto violento fu Ghio e non Corso. Ad ogni modo, la squalifica non venne confermata, Ghio giocò e realizzo anche la rete del 4-2 di Milano.
L’Inter poi avrebbe pareggiato 0-0 a Berlino qualificandosi ai quarti. Tutto questo nonostante la sconfitta per 7-1 patita all’andata. Tra i miracoli dell’Inter, oltre a quello di vincere uno scudetto pur arrivando terzi, occorre annoverare anche questo…
Nel 1981 l’Inter è chiamata a rappresentare l’Italia al torneo “Mundial Infantil de Football“, che si disputa in Argentina. Un trofeo di livello mondiale, e quindi prestigioso, aperto ai ragazzi di età inferiore ai 14 anni, nati cioè entro il 1967.
L’Inter vinse il trofeo, con gran giubilo di tutti. Il calcio italiano era ai vertici mondiali, come poi avrebbero dimostrato i ragazzi della Nazionale maggiore l’anno dopo al Mundial in Spagna.
Goleador, con otto reti, di quel torneo è Massimo Ottolenghi. Peccato però che un giornale, qualche giorno dopo, attribuisca al ragazzo un’età diversa da quella dichiarata. Non solo, il tal Ottolenghi si chiamerebbe Pellegrini, nato a Roma nel 1966!
Lo scandalo divampa e toccò a Sandro Mazzola, già capitano dell’Inter dell’episodio della lattina, giustificare dinanzi al mondo il fattaccio, in quanto consigliere delegato della società nerazzurra. Si, abbiamo sbagliato, avrebbe detto Mazzola, ma quella di barare sull’età dei ragazzi è un’abitudine diffusa e chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Venne aperta un’indagine e molti dirigenti dell’Inter vennero sanzionati con pene dai 2 anni di inibizione (per il dirigente accompagnatore Migliazza) ad un anno per Mario Fiore, per l’allenatore Meneghetti oltre a sei mesi di squalifica per il giocatore Pellegrini ed il prestanome Ottolenghi. Inoltre, l’Inter venne punita con una multa di 5 milioni di lire.
Anche in questo caso evitiamo di emettere giudizi. Nel caso della tentata corruzione stiamo parlando comunque solo della confessione di un arbitro a suo dire contattato per inscenare una manipolazione del risultato e della denuncia di un giornalista, magari abbastanza autorevole. Troppo poco perché se ne possano trarre conclusioni (oddio, poi i tempi cambiano e magari nel 2006 potrebbe bastare molto meno, ma questa è un’altra storia).
Nel caso della lattina quasi sicuramente Boninsegna e l’Inter subirono un duro colpo, fisico e morale, che li ha impossibilitati dal poter concludere con la dovuta serenità la gara (perdendola poi per 7-1).
Infine, per quanto concerne il taroccamento e lo scambio di persona al torneo giovanile, si sa, sono cose che fanno tutti e chi è senza peccato scagli la prima pietra…
Domani, quinto giorno della settimana del prescritto, ossia la settimana che precede Juve-Inter, racconteremo di quando, ed è storia recente, un giocatore dell’Inter, Alvaro Recoba, venne tesserato come comunitario pur non essendolo…
La settimana del prescritto, tutti gli articoli:
Il primo scudetto dell’Inter vinto col trucchetto
Quando l’Inter fu retrocessa ma non andò in B
Il doping e l’Inter, una storia triste
Corruzione, lattine e tornei giovanili col trucco
Il passaporto di Recoba: si cambiarono le regole per non far retrocedere l’Inter