“Money get away
Get a good job with more pay and you’re ok
Money, it’s a gas
Grab that cash with both hands and make a stash
new car, caviar, four star daydream
Think I’ll buy me a football team“
Money, Pink Floyd
Coi soldi i Pink Floyd si sarebbero comprati una squadra di calcio e chi non ha mai pensato la stessa cosa?
In questo periodo estivo che precede il mondiale prima di trasformarci in CT della nazionale tutti noi ci sentiamo un po’ dirigenti e un po’ direttori sportivi, tracciamo le nostre personali linee di mercato, le nostre strategie, il piano cessioni/acquisti per rinforzare la nostra squadra.
Così anch’io ero impegnato l’altro giorno a ragionare su come gestire il “tesoretto Immobile” e gli introiti provenienti dalle cessioni di Vucinic, Quagliarella e Isla, la possibilità di vendere uno dei pezzi pregiati Vidal o Pogba quando improvvisamente la notizia dell’offerta del Real Madrid al Liverpool per l’acquisto Suarez alla modica cifra di 76 milioni di sterline (90 milioni di € più o meno) mi ha lasciato inebetito.
La cifra è incredibilmente elevata e non si sa ancora se l’affare andrà in porto o meno ma la cosa che colpisce è che la notizia di per se è assolutamente credibile
È stato come vedersi sorpassare in autostrada da una Ferrari al minimo dei giri mentre stai tirando al massimo la tua auto o come quando in palestra ti uccidi per tirare su un bilanciere con 5 kg per parte e poi arriva un altro che ne solleva 100 senza nemmeno faticare… come ci riesce?
Come fa?
Come fa il Real Madrid a potersi permettere certi giocatori a certe cifre?
Così, pur non essendo un tecnico in materia finanziaria mi sono messo alla ricerca di informazioni per cercare di capire le differenze tra noi e loro, tra chi deve fare i conti coi centesimi e chi invece può spendere cifre molto più alte senza apparenti problemi.
Florentino Perez, è il presidente attuale del Real Madrid dal 2009 e lo è stato nel periodo 2000-06.
Al suo arrivo nel 2000, vendette per 480 milioni di € la “ciudad sportiva”, il centro di allenamento dei madrileni.
Il ricavato di questa vendita servì non solo per risanare le casse della società in profondo rosso ma anche per finanziare le future campagne acquisti che portarono alla nascita dei “galacticos” grazie all’arrivo di molti campioni (tra cui ricordiamo anche Zidane).
L’acquisto di grandi campioni non aveva solo un obiettivo tecnico: ha rappresentato un vero e proprio piano industriale anche grazie al coinvolgimento degli sponsor nelle remunerazioni dei giocatori.
Solo a titolo di esempio Ronaldo (il brasiliano) ai tempi del Real guadagnava annualmente, oltre a quelli percepiti dal club per le prestazioni sportive, 24 mln dagli sponsor, divisi quasi equamente tra giocatore e società.
La stessa Tim offrì un aumento di ingaggio a Ronaldo da 1 a 5 mln in seguito al suo trasferimento a Madrid.
In quegli anni la rosa delle merengues era composta anche da altri fenomeni del calibro di Raul, Zidane, Beckam, Roberto Carlos.
Detto in parole povere il ragionamento del club madridista è questo: giocare da noi è una vetrina unica al mondo per te giocatore, gli sponsor saranno disposti a pagarti 5, 10 volte di più che in passato, di tutti questi soldi che gli sponsor ti danno un po’ ce ne dai a noi.
Nei primi 6 anni di presidenza di Perez il fatturato è passato da 118 a 292 milioni di €, ben più del doppio.
La seconda presidenza Perez inizia col botto nel 2009 con l’acquisto di Kaka, Benzema e Cristiano Ronaldo in seguito alla richiesta di prestito accordata dal Banco Santander e Caja Madrid di 151,5 milioni di €.
Ci è utile ricordare che fino al 2010 in Spagna era in vigore il regime fiscale agevolato che stabiliva una tassazione del 24% (circa la metà di quanto si paga in Italia e negli altri paesi europei) per i lavoratori stranieri (tra cui ovviamente i calciatori) che guadagnavano oltre 600 mila € l’anno.
Questa agevolazione è durata fino al 2010 ma è ancora valida per tutti i contratti pluriennali firmati entro tale data.
L’obiettivo dichiarato di Perez era quello di “aumentare il valore del club, ricavare più introiti e avere altri prestiti dalle banche” creando una specie di circolo virtuoso che non dipendesse solo dai risultati sportivi, tenendo conto anche della possibilità che hanno le squadre spagnole, contrariamente a quelle italiane, di negoziare individualmente la commercializzazione dei diritti tv per le partite della Liga.
Aveva ragione lui? Aveva ragione lui.
Il fatturato del Real Madrid è passato dai 407 milioni di € del 2009 ai 521 del 2013 (lo stesso anno la Juve registra un fatturato di 283,8 milioni di €, di cui circa 65 provenienti dalla partecipazione in Champions della stagione precedente).
Le cessioni di Higuain, Callejon, Albiol e Pedro Leon hanno permesso di finanziare gli acquisti di Isco e Illarramendi.
Questo risultato straordinario ha permesso alla società madridista di raggiungere 3 risultati importantissimi:
- rientrare senza problemi nei parametri del Fairplay finanziario;
- chiudere definitivamente la situazione debitoria con gli istituti di credito per il prestito del 2009;
- avere una disponibilità liquida in cassa di oltre 100 mln di €.
Facile quindi intuire come questi 3 risultati garantiscano al Real la possibilità di spendere sul mercato cifre elevatissime, inarrivabili per qualsiasi club italiano, garantendosi la possibilità di sbaragliare sempre e comunque la concorrenza, senza dover pagare dazio in sede di bilancio, infatti nel 2013 il costo del personale pesava solo per il 47% dei ricavi.
Per capire meglio quanto sia incredibilmente virtuoso quest’ultimo dato i parametri UEFA del FPF prevedono una soglia di sbarramento al 70%; per fare un esempio la Juventus FC nel 2013 aveva un rapporto costo del personale/ricavi del 69,6 mentre la AS Roma del 75,6%.
Conclusioni
Il punto di partenza era: Come possono permettersi alcune squadre di spendere cifre elevatissime per acquistare giocatori affermati ogni anno e non finire gambe all’aria?
Con gli investimenti giusti e con una programmazione a lungo termine una società di calcio si può rafforzare notevolmente dal punto di vista finanziario, senza dipendere necessariamente e unicamente dai risultati sportivi come dimostra l’esperienza proprio del Real Madrid, che in 14 anni ha quasi quintuplicato il proprio fatturato pur riuscendo a scrivere il suo nome nell’albo d’oro della Champion’s League solo 2 volte a fronte di eliminazioni spesso molto precoci.
Una volta la Juventus era la squadra di riferimento, o una delle, in europa.
Oggi non è più così, paghiamo ancora per lo sconquasso, economico e sportivo, del 2006 (allora eravamo quarti in europa per fatturato con 231 mln, primo era sempre il Real con 291 mln) ma il punto è che si può tornare ad essere grandi anche fuori dall’italia, lavorando bene e spendendo bene i soldi magari preferendo l’acquisto di un singolo giocatore di grande valore piuttosto che 3 onesti pedalatori di cui l’allenatore non si fiderà mai e che sarà difficilissimo rivendere visto l’ingaggio elevato che percepiscono, tanto per fare un esempio.
Detto questo la mia analisi spiccia da uomo della strada finisce qui, svesto i panni del DS (che non mi cascano nemmeno bene…) e rimetto quelli del tifoso… tra 3 giorni iniziano i mondiali