La Nazionale dei gobbi

Il giorno prima di Italia Uruguay scambiavo qualche tweet con un equilibrato tifoso milanista che affermava la tesi secondo cui se Balotelli giocasse nella Juve sarebbe lo stesso il bersaglio della stampa ma con un po’ meno accanimento perché in fondo non si possono scontentare circa 14 mln di tifosi bianconeri e quindi di potenziali clienti.

“Ci può stare”, ho pensato ma subito ho cominciato a fare il conto degli anti-juventini, i potenziali clienti invogliati a comprare un giornale che cominciasse (ipotizzo perché nella realtà non succede…) a sparare a zero sulla “nazionale dei gobbi” allenata da Don Cessare Prandelli (gobbo pure lui):

Milanisti e Interisti, per cominciare.

E i napoletani? E i romanisti? I granata? I fiorentini? I bolognesi? I veronesi?

Alla fine forse a Cesena si trova qualcuno a cui i gobbi non stanno sulle palle…

I conti fateli voi, ma per ogni gobbo che predica il verbo nello stivale ce ne stanno almeno tre “protestanti”.

Probabilmente qualcuno ha trasferito questo ragionamento dal campionato alla nazionale, immaginando un fronte compatto di juventini pronti a tifare gli azzurri e tutti gli altri a “gufare”.

Non è così; molti juventini tifavano (non troppo apertamente) per una prematura eliminazione e sono pronti a scagliarsi contro “la squadra della FIGC”, la grande nemica che nel 2006 ecc ecc.

Manforte arriva da alcuni giornali che per mesi hanno fatto la guerra a Prandelli reo di aver fatto le convocazioni “ad squadram”, passatemi il termine.

Naturalmente il rapporto controverso tra stampa e tifosi nei confronti della nazionale è storia vecchia, molti giornalisti non perdoneranno mai il vecio Bearzot per aver lasciato a casa Pruzzo e Beccalossi nell’82, ancora meno per essersi permesso di andarlo a vincere quel mondiale.

Caso analogo nel 2006 quando molti, tra cui l’allora direttore della Gazzetta, chiedeva o suggeriva a Lippi di farsi da parte, salvo poi incensarlo due mesi dopo, e i cori “Forza Ghana” erano la colonna sonora dell’estate insieme alla canzone di Checco Zalone.

Così alla vigilia della partita da dentro/fuori con l’Uruguay apprendo che Prandelli decide di applicare il 3-5-2 schierando a tutti gli effetti la difesa titolare della Juventus campione d’Italia, la meno battuta dal 2012 ad oggi.

In questi giorni i commenti sull’inadeguatezza di Chiellini si sono sprecati.

“È il simbolo del tracollo del calcio italiano” è il rosario che molti mandano a memoria.

Può darsi, ma la domanda è sempre quella: chi al suo posto?

Chi c’è di meglio tra quelli convocati e non?

“Tantissimi” è la risposta più frequente ma poi questi tantissimi diventano nessuno quando si scende sul pratico e bisogna fare dei nomi.

E allora mi chiedo io perché non schierarlo subito sto benedetto 3-5-2, invece di aspettare che l’acqua arrivi alla gola?

In fondo il CT ha il compito principale di prendere il meglio del calcio italiano e di assemblarlo il più velocemente possibile, per quanto questo “meglio” possa essere scarso in valore assoluto.

Da 3 anni la difesa della Juve è la più solida d’Italia, (anche se è vero che nella difesa a 3 importantissimo è il ruolo di Asamoah e Lichtsteiner, i 2 esterni che retrocedono dal centrocampo a formare la linea dei 5) prende pochissimi gol, gioca a memoria, gli interpreti si conoscono benissimo… perché non sfruttare anche in nazionale questa fortuna?

Non si tratta di difendere i giocatori della Juventus; questo discorso si applica a tutti gli allenatori delle nazionali;
per esempio trovai incomprensibile come nel 2010 Maradona, CT dell’Argentina non sfruttò il blocco di argentini reduci dal triplete dell’Inter e baciati da quella grazia che una e solo una volta nella vita si accorge di te e ti benedice.

Il calcio italiano affronta un momento difficile senza dubbio e non è certo colpa di Prandelli, ma è stata colpa di Prandelli non utilizzare le poche cose buone che ci sono, lavorandoci nel tempo e non solo all’ultimo disperato tentativo.

L’impianto difensivo della Juve sarebbe stato replicabile in Nazionale già da tempo e poi il rendimento di Immobile a livello realizzativo meritava almeno una possibilità prima, magari non facendolo esordire nella partita più difficile.

La sfida con l’Uruguay è stata la classica partita da Italia: dentro o fuori disperato.

Alla vigilia ero ingenuamente fiducioso, visto che di solito ci svegliamo in queste occasioni.

Nutrivo la speranza che si addormentassero Suarez e Cavani, e in fondo a parte due occasioni (dazio accettabile visto il valore dei 2) sono stati controllati abbastanza bene dai 3 centrali

Prima della partita avevo pensato: se dovessimo passare avremmo fatto il nostro dovere; qualora dovessimo uscire invece prepariamoci alla “cocifissione in sala mensa” della NAZIONALE DEI GOBBI

Mi ero sbagliato, la crocifissione è toccata principalmente a Balotelli (passato in pochi giorni da fenomeno a pippa), il clima l’hanno preparato lo scaricabarile di Prandelli, le dichiarazioni di Buffon e De Rossi e la presunta rissa in spogliatoio durante l’intervallo.

Poi sono arrivate anche le critiche per i bianconeri, da parte dei 3/4 d’Italia che tifa altro, quella secondo cui con i gobbi in azzurro non si vince nulla, ma qua non c’è nulla da rispondere, lo ha già fatto la storia.

 

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