Come si riparte dopo un cataclisma?
Ricordo l’apprensione provata nell’estate del 95 e il dolore poi, una volta appreso il passaggio di Baggio al Milan.
Un estate dopo avrei pianto per il calcio per la prima e ultima volta in vita mia: la partenza di Vialli, il mio capitano dopo la conquista della CL.
Qualche anno dopo rimasi la notte sveglio dopo aver visto Marcello Lippi alzarsi dalla sala stampa del Delle Alpi rassegnando le dimissioni dopo una sconfitta in casa contro il Parma.
Oggi é uno di quei giorni in cui i ricordi si accavallano, tornano tutti insieme, si accalcano come auto al casello il giorno dell’esodo.
Si mescolano, fanno casino.
In 24 ore le prospettive calcistiche bianconere si rovesciano in maniera tale che dire “a 360 gradi” non renderebbe comunque l’idea.
Dall’attesa degli annunci dei nuovi (costosi) giocatori a quella del nuovo allenatore: se mi avessero detto ieri a quest’ora che Conte avrebbe mollato e Allegri sarebbe diventato al 16 luglio il nuovo allenatore della Juventus lo avrei spennacchiato come Alberto Sordi spernacchiava i lavoratori.
E invece é tutto vero, e bisogna farsene una ragione alla svelta, vivendo per il terzo anno consecutivo un’estate “agghiacciante”.
Come si riparte dopo un disastro? Come ci si riprende da uno shock? Si dice che l’elaborazione del lutto comporti alcune fasi tra cui l’incredulità, il dolore, la rabbia; personalmente ho vissuto le prime 2 in contemporanea, la terza fase ancora non si é presentata, ma dubito arriverà mai; troppa disillusione, specie dopo il 2006 mi ha portato a vedere le cose per come sono: alla fine dei conti tutti i professionisti sono uguali o comunque molto simili, quando si tratta del proprio lavoro, non esistono gobbi o anti, non esiste cuore bianconero che tenga, il proprio nome e prestigio viene prima di tutto.
Come ripartire dunque?
1) Stando alla finestra, cercando di capire quelle cose ancora poco chiare, sulle motivazioni dell’addio di Conte ma soprattutto sulla programmazione del mercato adesso che l’allenatore é un altro.
Non é questo il momento di dare giudizi frettolosi; I processi sommari portano di solito a conclusioni errate.
2) ricordando il passato: la Juve é sopravvissuta a vagonate di giocatori e allenatori la cui partenza sembrava la fine di tutto, é invece é stato solo l’inizio di nuove vittorie, lo sarà anche per questa volta
3) avendo fiducia in chi ci ha portato fino a qua, nel bene e nel male. I risultati ci sono stati, sono tangibili, dentro e fuori dal campo.
Nessuno da Andrea Agnelli a scendere vuole scendere in campo per perdere.
4) evitare la sindrome della ex.
All’inizio sarà impossibile non sentire la mancanza di Conte e non fare i paragoni tra lui e il nuovo arrivato.
Sia chiaro: Allegri, che pur ritengo un bravo allenatore, per me sta anni luce dietro al nostro ex (ahimè) Conte, il più bravo e preparato attualmente in italia, ma il presente si chiama Allegri e parla con un inflessione dialettale livornese piuttosto di quella salentina, con lui si vince e con lui si perde, tutti insieme, non c’é una terza via.
5) il nostro coro più bello é “fino alla fine forza… Antonio Conte”… ehm no é “forza Juventus“.
Appunto.
Fino alla fine.