Claudio Sala resterà sempre una delle icone del Torino dell’ultimo scudetto, soprannominato “il Poeta del goal” per la sua capacità di tenere il pallone incollato ai piedi e pennellare cross per le due punte “i gemelli del goal” Pulici e Graziani che fecero la fortuna del Torino di Gigi Radice nel 1976. Nato a Macherio (MB), l’8 settembre del 1947 ha ricoperto il ruolo di centrocampista, anche se prediligeva giocare su entrambe le fasce, ubriacando gli avversari con dribbling e con una velocità che gli permetteva di metter palloni in area dai due lati del campo.
Il Poeta ha vestito la maglia granata per ben 11 stagioni dal 1969 quando l’allora presidente Orfeo Pianelli lo rilevo dal Napoli per una cifra folle per i tempi (480 milioni di lire), e il suo sacrificio economico fu subito ripagato con la conquista della Coppa Italia nel 1970/71, ma il capolavoro avvenne qualche anno dopo nel 1976 quando grazie ai suoi cross, Pulici e Graziani portarono il Torino allo storico scudetto.
L’appellativo di “Poeta del goal” gli venne attribuito da Giampaolo Ormezzano, mentre i suoi tifosi di lui dicevano che quando toccava la palla, il cuoio delle sue scarpe emettesse ogni volta suoni suadenti mentre disegnava coi suoi cross parabole incredibili. Aldo Agroppi, suo compagno di squadra diceva: “Ho visto fare a Claudio Sala delle cose che non ha fatto neanche Pelè. Una forza incredibile sulle gambe, sradicava gli avversari con una facilità di dribbling incredibile, più veniva assediato e marcato strettamente, più si esaltava.”
Ma le fortune che il poeta ebbe in granata non furono le stesse in nazionale, chiuso da un altro fenomeno, ovvero quel Franco Causio, forse favorito in tal senso dalla sua militanza nella Juventus, non gli ha concesso l’onore di torgliersi in azzurro le soddisfazioni che avrebbe meritato. Non mancarono comunque i riconoscimenti, infatti per anni venne proclamato miglior giocatore della stagione, vincendo due “Guerin d’oro“. Lasciò il Torino nel 1980, quando a 33 anni venne ingaggiato dal Genoa dove rimase per 2 stagioni giocate a buon livello, prima di appendere definitivamente le scarpe al chiodo.
Di lui però nessun granata si scorderà mai, era il capitano dello scudetto del 1976 ma soprattutto il “Poeta del goal”, una bandiera come oggi non se ne esistono più, capace di restare al Toro per 11 stagioni con 362 presenze e 32 goal.