Andrea Agnelli, John Elkann e Calciopoli

capello_agnelli_giraudo_moggiFinalmente conclusa la vicenda relativa alla possibile partenza di Conte, più montata ad arte che reale, è emersa, come accadde lo scorso anno per la gestione dell’ultima stagione di Alessandro Del Piero, la forza della figura del Presidente della Juve, Andrea Agnelli.

Agnelli ha 38 anni, è giovane ma è consapevole dell’importanza del ruolo che ricopre. Come tutti gli Agnelli sa quanto la Juventus sia centrale nell’universo Fiat e, ancor più, sa quanto il ruolo che gli è toccato non gli fosse, a rigor di logica, dovuto per questioni ereditarie. Mi sono accorto, negli ultimi giorni, di quanto molti tifosi della Juve non conoscano le dinamiche interne alla famiglia Agnelli.

Non che sia facile, si intende. Ci sono decine di libri che parlano della storia, molto affascinante, della Famiglia Agnelli, dal suo patriarca, il Senatore Giovanni Agnelli, al figlio, Edoardo, tragicamente scomparso nel 1935 e padre, a sua volta, del mitico Giovanni, per tutti l’Avvocato. L’Avvocato divenne, per scelta del nonno, il patriarca della famiglia. Un ruolo che doveva toccare inevitabilmente ad un maschio (ecco perchè non sono diventate capo famiglia le sorelle maggiori di Gianni Agnelli). Pertanto, alla scomparsa di Gianni, capofamiglia doveva diventare il figlio, Edoardo. Purtroppo Edoardo Agnelli ha avuto, come il nonno omonimo, un destino tragico: è morto suicida nel 2000, a soli 46 anni (e comunque non sarebbe toccato a lui dirigere la galassia Fiat, ma questo è un altro discorso).

A quel punto, l’Avvocato Agnelli, ancora in vita seppure anziano, e malato, ha riconosciuto nel nipote primogenito John il suo erede. John non è un Agnelli, ma è nipote di primo grado di Gianni, essendo figlio di Margherita, sua figlia.

Tutto questo discorso per dire che Andrea Agnelli, figlio di Umberto, a sua volta fratello minore di Gianni, non avrebbe, per via ereditaria, alcun diritto nella gestione delle attività della galassia Fiat. In realtà egli è erede di una parte, quella di suo padre, di tutta la cassaforte Fiat. Una parte che equivale al 10% circa, da dividersi però con tutta la discendenza paterna (con la morte del fratello Giovanni Alberto restano lui e la sorella Anna). Potrà sembrare strano a molti ma occorre tenere presente che è il ramo discendente diretto di Gianni Agnelli quello ad avere la maggioranza delle quote mentre il resto va suddiviso tra i vari fratelli dell’avvocato ed i loro discendenti (erano 7 figli in tutto, solo uno, Giorgio, non ha lasciato eredi). Senza dimenticare la parte spettante al ramo Nasi, quello che discende dalla sorella di Edoardo Agnelli, Aniceta, sposata con, appunto, Carlo Nasi.

Pertanto, quando si accusa John Elkann, attuale capofamiglia, di non amare la squadra, di non tirare fuori i soldi necessari per la sua crescita, si deve tenere presente che già il fatto di aver scelto il cugino (che in realtà, come abbiamo visto è figlio della cugina, Margherita) è significativo di quanto la Vecchia Signora significhi per la famiglia.

Umberto Agnelli, padre di Andrea, è stato Presidente della Juve a 23 anni e poi ha seguito in modo molto diretto le vicende della squadra a partire dal 1994, guardacaso l’anno dell’era di Lippi in panchina, che ha segnato il ritorno ai vertici del calcio italiano ed europeo dopo la Juve di Platini, Trapattoni e Boniperti. La Juve venne data ad Umberto un po’ come risarcimento per non aver potuto prendere la guida della Fiat a causa dell’aut aut di Enrico Cuccia.

Si potrebbe controbattere: la Juve è stata affidata ad Andrea proprio perchè a John non interessa e come un modo elegante per dare ai discendenti di Umberto un ruolo importante visto che, nella galassia Fiat, non ricoprono incarichi rilevanti (Andrea è però anche nel CdA della Exor, società che controlla tutte le attività della famiglia Agnelli e della Fiat). In realtà è vero proprio il contrario. Dopo calciopoli, gli Agnelli volevano riprendersi la Juve e volevano riportarla ai vertici del calcio italiano ed europeo. La fallimentare esperienza della Juve simpatica di Cobolli Gilli, Secco e Blanc ha spinto Elkann a riportare con forza il nome degli Agnelli ai vertici della società, ricorrendo ad Andrea, figlio di quell’Umberto che era riuscito nella stessa opera venti anni prima circa.

A livello simbolico è stata quindi una decisione importante e, soprattutto, non dovuta. Non spettava di diritto ad Andrea la Presidenza della Juve ma gli è stata concessa. Ed è stata data carta, quasi, bianca al giovane Presidente nel tentativo di farsi restituire ciò che era stato tolto alla Juve da Calciopoli. Infatti, mentre Blanc e Cobolli Gilli cercavano di ripulire l’immagine della Juve rendendola simpatica, e perdente, Andrea ha, da subito (Ottobre 2010), ribadito che avrebbe con forza chiesto la ripetizione del processo del 2006, oltre a molti altri atti importanti a livello giudiziario al fine di cancellare l’onta di una vicenda per nulla chiara.

E non poteva essere che così, visto che fu proprio il padre di Andrea, Umberto Agnelli, a ingaggiare la triade Moggi, Giraudo e Bettega e a rappresentare la famiglia negli anni della Juve più forte di sempre. Accettare, come aveva fatto la proprietà nel periodo 2006-2010, che davvero la Juve fosse una sorta di vertice di una cupola che controllava in modo illecito il calcio italiano era una mancanza di rispetto verso quanto aveva fatto Umberto.

Negli anni 2006-2010, quelli della Juve simpatica (perchè perdente), la proprietà non era affatto forte. John era molto giovane e la crisi della Fiat era troppo grave perchè ci fosse spazio e tempo per occuparsi anche della Juve. Peraltro, se è vero, come molti (ed anche il sottoscritto) credono, che calciopoli sia nata anche perchè vi era una lotta di potere importante a livello familiare-aziendale seguita alla morte di Gianni e Umberto, allora ecco spiegato come il cambio di rotta deciso da parte della proprietà con la nomina di Andrea nella gestione della Juventus sia ancor più importante. (A tal proposito, consiglio assolutamente la lettura del libro Agnelli Segreti, di Gigi Moncalvo, Vallecchi editore).

Andrea vuole chiarezza su quegli anni perchè crede nel lavoro svolto dal padre, oltre che nella assoluta onestà dello stesso. Non dimentichiamo, infine, che John Elkann ha chiesto, ed ottenuto, un aumento di capitale della Juventus di ben 120 milioni di Euro nel 2012, per coprire debiti e rilanciarne i successi sportivi. Chi oggi critica il giovane rampollo torinese dovrebbe ricordarsele queste vicende.

Io credo però che sarebbe bene, al fine di ottenere il giusto risarcimento per quanto accaduto con calciopoli/farsopoli, capire quale sia stato il ruolo della proprietà nella vicenda. C’è chi dice che Moggi e Giraudo fossero divenuti troppo potenti e, quindi, la proprietà non aveva altro modo di farli fuori che dare il via al processo farsa e chi, invece, sostiene che calciopoli è arrivata proprio per il vuoto di potere che si era creato nella famiglia dopo la morte di Gianni e Umberto. Capire davvero cosa è accaduto aiuterebbe molto.

Infine, se si chiede il rifacimento del processo sportivo, la restituzione degli scudetti tolti, il risarcimento di oltre 400 milioni per i danni derivanti dalla retrocessione in B, allora perchè si continuano a trattare come reietti Moggi, Giraudo e Bettega? Si fa finta che non siano mai esistiti me erano loro a guidare la Juve in quegli anni.

Se Andrea Agnelli è veramente convinto che la vicenda calciopoli abbia tolto tanto, troppo, alla Juve, allora deve avere il coraggio di fare chiarezza anche sul ruolo dei dirigenti di allora, altrimenti le ombre, i dubbi, i sospetti aleggeranno a lungo.

 

Comments

  1. maurizio says

    Se Giovannino Agnelli (fratello di Andrea) non fosse tragicamente mancato lui sarebbe stato l’erede in barba all’asse ereditario.

Trackbacks

  1. [...] adatto per farlo. Qui basta quanto abbiamo già detto (consiglio anche la lettura di questo post Andrea Agnelli, John Elkann e Calciopoli in cui analizzo anche il ruolo della proprietà della Juve nella vicenda calciopoli) e rimandando [...]

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