Juve e Champions: nulla è perduto ma c’è qualcosa di inspiegabile

Questa è una mattina strana. Nonostante la sconfitta della Juventus sono arrivato in ufficio sorridente ed ho anche accettato di parlare di calcio e della partita di ieri sera con il mio socio di fede granata, insolitamente giulivo e sorridente. Capita poche volte, per fortuna, ma quando capita arrivo, non saluto, mi siedo alla scrivania e, se proprio devo parlare, parlo di lavoro. Oggi no.

Oggi è diverso perché nulla è perduto e perchè perdere 1-0 sul campo dei Vice Campioni d’Europa ci può stare. Non sei stato preso a pallate, anzi, hai preso una rete nel finale e in modo abbastanza fortuito. A tratti hai gestito la gara e avresti potuto anche portare a casa un punticino, che, visto anche il contemporaneo capitombolo dell’Olympiacos, sarebbe stato preziosissimo.

Insomma, rispetto alla Juve che voleva spaccare tutto senza riuscirci di contiana memoria ho trovato una squadra più equilibrata, che è partita bene, che non è stata quasi mai messa sotto. Una squadra autorevole, insomma, che si giocherà la qualificazione fino alla fine.

Inoltre, le due partite di Champions sono state, rispettivamente, la più facile e la più difficile: la più scarsa in casa, battuta, la più forte in trasferta, con sconfitta di misura. E girone per nulla compromesso. Può accadere di tutto e qualunque “esperto” oggi ci potrà dire che le prime due giornate hanno rafforzato l’idea che Atletico e Juve restano le favorite per il passaggio di turno, e non è detto che siano gli spagnoli a dover terminare necessariamente al primo posto. Sarà la trasferta greca a farci capire se il passaggio del turno sarà raggiungibile con relativa tranquillità o se, al solito, ce la dovremo giocare fino all’ultimo minuto come nel recente passato.

Ma ci sono delle cose che mi lasciano perplesso e che non riesco a comprendere. Perché schierare Evra, che dimostra di poter essere solo una riserva di lusso rispetto al titolare Asamoah? Pochi l’hanno sottolineato (solo Vialli a Sky), ma è lui il primo a sbagliare nella rete del gol madrileno.

Perché, nonostante un Pereyra in gran forma, si è deciso di puntare su un Vidal che, nonostante i due ingannevoli gol in campionato, ha dimostrato chiaramente di essere ancora fuori condizione? In una partita che si sapeva maschia e cattiva come quella di ieri, giocare con due giocatori in palese difficoltà atletica (e tattica, nel caso del francese), è una scelta folle. Allegri non è al Milan, qui nessuno gli impone la formazione e quindi se gli hanno comprato Evra lui non è obbligato a schierarlo sempre e, per quanti sforzi la società ha fatto per trattenere Vidal, questo può anche recuperare con calma la miglior condizione.

Ma la questione che più mi fa pensare che ci sia qualcosa di quasi inspiegabile nel differente atteggiamento di Coppa della Juve rispetto al campionato è il seguente: perché dobbiamo assistere, in ogni partita europea, si tratti di quella contro il Malmoe o di quella contro il Real Madrid, ad errori banali negli appoggi dei vari Chiellini (anche ieri), Caceres (contro il Malmoe e, l’anno scorso, a Torino contro il Real), Bonucci (contro il Galatasaray)? In juverdecampionato non accade quasi mai. In campionato Chiellini, Caceres, Bonucci e tutti gli altri non commettono mai errori grossolani negli appoggi, errori che non possono essere spiegabili neanche con la differenza nei valori degli avversari, perché il Malmoe o il Benfica non valgono certo la Roma, per dire, e vedrete che nulla di tutto ciò accadrà domenica, a prescindere dal risultato finale.

Perché poi gli stessi errori li commettono, banalmente, anche Marchisio, Vidal, Lichsteiner, Pogba e se, forse, ieri tali errori possono essere giustificati dalla pressione incredibile che i giocatori dell’Atletico mettono a tutti i loro avversari (il Real stesso, che pure ha giocatori fantastici, è stato spesso irretito e bloccato nel medesimo modo), la stessa cosa non può valere nelle gare contro Malmoe, Copenaghen, Galatasaray e via discorrendo.

Fino a quando la Juventus non comprenderà che è una squadra forte anche dopo aver varcato i patri confini non si faranno passi in avanti, neanche se in panchina ci saranno gli allenatori più vincenti e capaci del mondo. Non è questione di moduli, di preparazione, di qualità. E’ altro, forse insicurezza, forse qualcos’altro, ma la chiave, secondo me, sta là, perché in Europa non puoi andare avanti giocando in modo timido e sbagliando la metà delle azioni di costruzione del gioco offensivo a causa di passaggi sbagliati e palloni regalati agli avversari.

 

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