Lazio – Torino 2-1: In trasferta, solita storia…

Avevo raccontato della gara di Europa League con l’Helsinki titolandola: vittoria fin troppo facile. E tutti i timori che si erano insidiati dentro la mia testa in attesa della trasferta a Roma, si sono rivelati, purtroppo, fondati.

L’Europa League del girone granata, è davvero poca cosa e il ritorno alle trasferte di campionato lo ha ampiamente confermato. Il Toro in questa stagione in A, fa molta fatica a farsi strada. Non inganni troppo la vittoria scaccia crisi che si ottenne a Cagliari. Anche li, nonostante un buon 1° tempo, i granata giocarono la ripresa chiusi dentro 35 metri di campo ad arginare gli attacchi della banda Zeman. Con la Lazio è la quarta sconfitta su otto gare di campionato.

E la sconfitta di Napoli non deve aver insegnato molto. Il Toro anche ieri ha concesso all’avversario di turno, tutta la prima mezzora di gioco, impostando un gioco difensivo e rinunciando a costruire. Ma andiamo con ordine.

Ventura schiera, dopo qualche gara in cui ci aveva rinunciato, il 3-6-1 o 3-5-1-1 come più vi piace chiamarlo. C’è solo Quagliarella la davanti, aiutato alle sue spalle, dal rientrante (dopo lungo infortunio) Farnerud.

In mezzo al campo il regista è Vives, con Benassi e Sanchez Mino mezze ali e, ancora una volta Matteo Darmian va a sinistra per permettere a Bruno Peres di giocare a destra.

La difesa prevede Gillet in porta, Maksimovic, il rientrante capitano polacco Glik e Moretti.

Il Toro deve fare a meno di El Kaddouri squalificato, Bovo, Nocerino, Gazzi e Larrondo infortunati.

La Lazio parte subito arrembante, anche se a dire il vero, i primi due attacchi, seppur senza nessuna velleità, li orchestra il Toro. Poi il buio, per mezzora abbondante. La Lazio ha voglia di vincere e gioca per farlo. Costringe il Toro a difendersi e le poche volte che i granata provano a respirare commettono errori inguardabili in costruzione.

E infatti al 14’ minuto, Sanchez Mino perde palla a centrocampo, Benassi rincorre Felipe Anderson e lo abbatte a 20 metri dalla porta. Credo sia il 100simo fallo di Benassi da inizio stagione. Questo ragazzo si è guadagnato un “tesoretto” nelle due gare di preliminari Uefa con il Brommapojokarna nelle quali giocò bene e da quel momento, evidentemente, mister Ventura stravede per lui, perché volente o nolente e nonostante le evidenti grandi difficoltà che ha,  a giocare a questi livelli in Serie A, questo giovane ragazzo in comproprietà con l’Inter, lo vediamo quasi sempre in campo come fosse un tassello imprescindibile dello scacchiere del tecnico genovese.

Biglia trasforma in oro colato la punizione e la Lazio va in vantaggio. Forse la barriera preparata da Gillet non è messa bene, ma la colpa più grave del portiere belga è dare ordini ai suoi, con gesti evidenti, di non saltare. I compagni infatti, non saltano e la palla di Biglia passa appena sopra le teste dei giocatori granata in barriera e si insacca con Gillet fermo sulle gambe. Forse si aspettava un tiro rasoterra. Forse.

Inizia il momento peggiore dei granata, con ripetuti attacchi laziali e Candreva, (che meno male che aveva la febbre), che colpisce il palo facendo passare la palla sotto le gambe di Gillet. Ma le occasioni biancocelesti fioccano e sono Glik e Moretti a metterci più di una pezza proprio all’ultimo secondo utile per non subire il 2-0 che in questi momenti la Lazio meriterebbe.

Quando, finalmente, la Lazio si placa un po’, dopo lo sforzo prolungato, il Toro risale, a fatica la corrente verso la porta di Marchetti. La squadra costruisce una buona occasione per Farnerud ma lo svedese, forse il migliore dei granata, dopo un fantastico stop volante, calcia altissimo a pochi passi dal portiere laziale. Il Toro prova a giocare ma sembra faticare e non riesce ad alzare il ritmo che gli consentirebbe di avere qualche occasione propizia. Bruno Peres gioca bene nel 1° tempo a destra, Darmian fatica di più a sinistra dovendo occuparsi di Candreva e di mettersi sempre la palla sul destro prima di ripartire. Secondi preziosi che permettono spesso a Cavanda di arginarlo senza troppa fatica.

Il 2° tempo inizia con un curioso cambio dal primo minuto del tecnico laziale Pioli. Fa uscire un trequartista, Felipe Anderson e mette una punta, Klose. Questo la dice lunga su cosa vuole la Lazio da questa gara. E si rivelerà la mossa vincente.

Ma, almeno all’inizio di ripresa, è il Toro che, spinto dalla voglia di non perdere, si da da fare per arrivare al pareggio. Sanchez Mino si avvicina a Farnerud, dietro a Quagliarella e il centrocampo laziale fatica ad arginare il gioco granata seppur stentoreo.

Gli sforzi sono ripagati all’8° minuto. Sanchez Mino tenta un assist per Farnerud ai limiti dell’area, Ciani tenta di fermare il passaggio in scivolata ma invece di liberare, fa l’assist decisivo per permettere allo svedese di ritrovarsi solo davanti a Marchetti e di batterlo per l’1-1.

Liberazione. Il Toro sembra esserci e con voglia di giocarsela. Ma questa “verve” dura solo pochi minuti. Per l’esattezza 7 (sette).

Pioli sposta Candreva dietro le due punte Djordjevic e Klose e la Lazio torna a macinare. Vives al centro viene preso in mezzo da due laziali, Candreva appunto e Biglia (ottimo giocatore davvero) e perde completamente la bussola. Farnerud e Sanchez Mino sono troppo avanti per aiutarlo e il centrocampo del Toro affoga.

Fallo (dubbio) fischiato a Moretti su Candreva a 35 metri dalla porta di Gillet. Tiro forte e deciso del centrocampista della Nazionale, Gillet respinge la palla dritta per dritta davanti a se in piena area, Glik e Moretti non sono affatto reattivi e Klose (il cambio decisivo di Pioli al 1° minuto della ripresa) la appoggia dentro nel più facile dei tap-in.

La Lazio è stanca ma tiene il campo e il Toro è ancora più stanco e anche senza idee. Entra Amauri per un inguardabile Benassi, ma l’ex Parma non è quello del giovedi sera, è il solito Amauri della domenica, lento, pesante e sonnecchiante. Entra pure Ruben Perez per Farnerud (lo svedese non giocava da 7 mesi). Ma il cambio incomprensibile di mister Ventura è quello, a 6 minuti dal termine, di Quagliarella che lascia il posto a Barreto. La punta napoletana, l’attaccante più pericoloso del Toro di quest’anno, per giunta risparmiato in coppa giovedi, dove ha giocato 25 minuti, viene tolto dal campo. Gli viene tolta la possibilità, l’opportunità, di un guizzo dell’ultimo secondo che potrebbe dare il pareggio al Toro. Gli viene preferito, per 6 minuti, Barreto reduce da due mesi di stop per infortunio e che non segna in campionato dalla notte dei tempi. Incomprensibile.

La Lazio alla fine vince senza troppa fatica.

Gillet ha sbagliato una gara e ci può stare, sperando che non diventi una cosa cronica. Maksimovic è tornato quello della gara di Napoli, prova a dimostrare sicurezza lanciandosi in dribbling improvvisati a metà campo e poi si perde nelle situazioni elementari. Glik e Moretti evitano il tracollo nel 1° tempo ma si addormentano troppo colpevolmente sulla ribattuta di Gillet che consente a Klose di segnare il gol vittoria. Bruno Peres dopo un buon 1° tempo passa la ripresa a litigare con Luljc e a dimenticarsi la fase difensiva.

Darmian messo a sinistra è davvero uno spreco e un vantaggio per gli avversari. Si da tanto da fare ma ogni volta che gli passano la palla, la stoppa col sinistro e riparte sempre col destro, perdendo il tempo di gioco e dando il vantaggio dell’intercetto all’avversario diretto. Avere il miglior terzino destro della Serie A e farlo giocare a sinistra è un a”tafazzata venturiana”. Da piangere.

Vives a 34 anni fa anche tanto per quello che riesce a fare, fino a che Pioli non lo mette in mezzo a Candreva e Biglia e lui va in “bambola” e non ne azzecca più una nè in costruzione nè in copertura.

Di Benassi già detto. Inadeguato ai ritmi della serie A, almeno in questo momento. Falloso all’inverosimile. Quarto cartellino giallo in 8 partite e squalifica in arrivo. Speriamo serva a lui per capire e a Ventura per provare soluzioni diverse da questo ragazzo (Ruben Perez, proprio no?)

Mi aspettavo una bella partita da Sanchez  Mino, ma il ragazzo argentino ammirato al Boca, non si è ancora ambientato in Italia. E’, al momento, un mix tra un possibile campione e una “bufala” clamorosa. Ha bisogno di tempo per imparare, speriamo non troppo.

Felice per il gol di Farnerud e per la sua prestazione. Questo svedese già ammirato l’anno scorso sarà (e dovrà) essere utile al Toro. Fa sempre la cosa giusta ma la condizione non può essere buona dopo 7 mesi di assenza dai campi.

Quagliarella non è stato in giornata senza dubbio, ma ha ricevuto una (1) palla giocabile in 84 minuti. Nota dolentissima per un attaccante abituato a pressare alto e a essere parte integrante di una struttura solida, così come faceva quando entrava in campo con la juve o quando giocava per Udinese, Samp e Napoli. Qui è stato lasciato solo in mezzo a 4 giocatori biancocelesti a sperare accadesse qualcosa.

Poi sta per entrare Barreto a 6 minuti dalla fine e ti aspetti che il Toro ora si metta a 3 davanti con il brasiliano più Quaglia, più Amauri, per provare il tutto per tutto e rischiare, per pareggiare. No. Illusione. Esce il miglior realizzatore granata di stagione ed entra Barreto fermo da quasi due mesi per infortunio e rivisto giovedi per 20 minuti in Europa League… Mossa incomprensibile.

Questo Toro da trasferta, se continuerà a regalare mezzora o un tempo intero agli avversari, difficilmente farà punti importanti, ovvero vittorie. Questa strategia da trasferta, se non cambierà, porterà pareggi e sconfitte a raffica. Dimentichiamoci per sempre il Toro dello scorso anno, finiamola coi paragoni tra l’attacco attuale e Cerci-Immobile. Questo Toro faticherà oltre ogni limite a vincere in campionato se non si cambia mentalità e strategia tattica alla squadra.

Questo Toro ha la possibilità di esprimersi meglio e con un altro sistema di gioco.

Il 3-4-3 o il 4-5-1 potrebbero essere soluzioni migliori per vedere finalmente sia Darmian che Bruno Peres a destra, magari col brasiliano (poco propenso alla fase difensiva) davanti a Matteo. Dall’altra parte Molinaro potrebbe dividersi la fascia con Sanchez Mino o Farnerud che potrebbero giocare davanti a lui.

Darmian a sinistra è quasi una bestemmia. Sembra si voglia far di tutto per farlo scappare a gennaio. Il viatico è già aperto. Mister Ventura lo diceva di Immobile e Cerci e i due sono stati ceduti, ora lo ripete spesso di Darmian e Maksimovic: “Meritano grandi squadre”. Che siano già stati invitati a fare le valigie?

Mercoledi sera a Torino arriva il Parma di Donadoni, ultimo in classifica con 3 punti, una vittoria e sette sconfitte, l’ultima sabato in casa, 1-3 con il Sassuolo. In questo momento, temo questa gara più che se ci fosse in programma il Derby. Il Toro avrà le giuste motivazioni per vincere? Ne avrà di più del Parma che si gioca quasi tutto per invertire una stagione da retrocessione? Conterà ancora per i gialloblu riscattarsi dall’esclusione avvenuta in Europa League in estate proprio a favore del Toro?

Sarà una battaglia a mio parere e speriamo il Toro trovi le armi e l’atteggiamento giusto per battere il Parma. Non vincere farebbe comprendere a tutti che la stagione può prendere solo la strada della lotta per la salvezza.

Il Toro 2014/2015 in campionato, deve cambiare atteggiamento, strategia, metodo e sistema di gioco se vuole cominciare una strada nuova e ricominciare a macinare gioco e punti.

Ventura ci ripete spesso che dobbiamo smettere di pensare al Toro di Cerci e Immobile. Lui però non ha smesso di far giocare la nostra squadra come se Cerci e Immobile fossero ancora in campo. Una cocciutaggine da 3-5-2 che lo porta a sbattere continuamente contro il muro che potrebbe essere evitato, una fatica immane per arrivare alla porta avversaria. Dall’alto della sua tanta esperienza, mister Ventura potrebbe usare le chiavi della porta di altri sistemi di gioco.

Mister: Visto che ce lo ripete spesso, noi tifosi ormai lo abbiamo capito. Magari ora tocca a lei smettere di pensare che Quagliarella e Amauri possano fare i nuovi Cerci e Immobile. No?

 

Comments

  1. giovanni giuseppe says

    da incompetente di calcio quale sono ,ma tifosissimo del TORO ,penso che la ragione del “non gioco di V.sia dettato dalla necessità di far guadagnare la maggior quantità di soldi al padrone ,cercando di valorizzare Barreto che ha voluto lui ,idem per Gillet ,facendo diventare tremebondo il pur ottimo Padelli ,che dire Cairo tratta l’amore per questa squadra che noi abbiamo come merce ,oggi purtroppo va cosi le passioni si spengono se non c’è la volontà ditenere acceso il fuoco

    • Carlo Junior says

      Caro Giovanni, la risposta più importante ai tuoi dubbi la daranno i derby. Se saranno i soliti derby arrendevoli dell’era Cairo (difesa ad oltranza aspettando che ci “buchino”) significa ciò che temiamo in molti, ovvero servitù senza uscita alla “Famigghia” è sempre più un dato di fatto, senza dimenticare che a gennaio tutto potrebbe essere confermato dall’arrivo dell’ennesimo ex-gobbo Giovinco.

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