Restiamo Allegri. Ma non troppo.

Dice un vecchio adagio che i nodi, prima o poi, vengono al pettine. Nel caso della Juventus l’illusione delle prime gare di campionato (e della prima di Champions contro i modesti svedesi del Malmoe) è rapidamente svanita facendo affiorare tutti i problemi di una squadra che, mettiamocelo bene in testa, non è la stessa degli anni passati nè poteva continuare ad esserlo.

Non voglio lasciarmi tentare dalla voglia di cedere all’atteggiamento del tifoso medio, quello che vede una serie di partite negative da parte della propria squadra e viene assalito dallo sconforto e dal pessimismo. Un pessimismo reso ancora più facile quando la tua squadra è stata abbandonata dal suo condottiero al grido di: con questi giocatori sarà impossibile ripetersi.

Voglio provare ad essere lucido anche se, inevitabilmente, vedere una Juve così brutta come capitato a Genova (dopo Madrid, Atene e Reggio Emilia), non è facile.

Conte di sicuro un pirla non è. Ha detto delle cose semplici ma innegabili, ossia che il gruppo da lui portato a vincere tre scudetti consecutivi era logoro e sarebbe stato difficile vincere ancora in Italia e impossibile migliorarsi in Europa. La società, qualunque società italiana, specie di questi tempi, non avrebbe mai potuto vendere mezza squadra e comprare 7/8 giocatori di livello per sostituirli. L’unica cosa che si poteva fare era quella di acquistare qualche giocatore nuovo per poter rinforzare la rosa, nella speranza che questi si rivelino buoni acquisti e i “vecchi” si confermino come i più forti del campionato. E così è stato fatto. A Conte non poteva andare bene (anche perché, come detto più volte, Conte non vuole potersi permettere battute di arresto nella costruzione di una carriera da numero 1) e la società ha dovuto cercare un nuovo mister. Scelta giusta? Scelta sbagliata? Ancora non lo abbiamo capito. Quel che abbiamo capito già solo nei mesi di settembre e ottobre è che qualcosa non sta andando com’era nelle previsioni.

Gli infortuni hanno privato Allegri di praticamente tutti i nuovi acquisti, Pereyra a parte. Morata è recuperato appieno da poco. Romulo è stato operato. Evra ha prima deluso e poi si è fermato. Alcuni titolari importanti hanno subito gravi infortuni: Barzagli mai visto, Pirlo convalescente ancora oggi, Vidal non ancora recuperato (basta guardare una partita dal vivo per capire che Vidal non ha lo scatto…), Caceres che stava ben figurando è fuori da tempo. Non sono dettagli, questi.

Allegri ha la sua idea di calcio. Può piacere o non piacere però non possiamo sapere quale sia perché lui, da persona intelligente, dopo aver visto gli effetti negativi derivanti dall’adozione del suo modulo prediletto, il 4-4-2 già nel pre-campionato, egli ha sapientemente deciso di proseguire con un modulo consolidato e conosciuto a memoria dai giocatori ossia quello di Conte. Tutti lo hanno lodato perché vinceva. Poi sono arrivate le sconfitte e improvvisamente la soluzione a tutti i problemi è il cambio di modulo. Un cambio di modulo quando ti mancano Barzagli, Evra, Caceres è difficile anche solo da immaginare. Se a questo aggiungiamo, come detto, la scarsa forma di alcuni elementi chiave (non solo i già citati Pirlo, Llorente e Vidal, ma anche Asamoah, oltre ad attendere ancora la miglior condizione di Lichsteiner e Pogba), il quadro è completo.

Non vedo nell’utilizzo maggiore delle riserve la soluzione ai problemi della Juve. Morata deve avere più spazio  e questo è fuori di dubbio. Però anche lui, pur essendo molto più dinamico di Llorente, di occasioni ne ha avute tante ma la mira non è stata proprio eccelsa. Giovinco non sembra spendibile, Coman sembra ancora acerbo, Pereyra gioca spesso ma non sempre brilla.

Vedo invece un grande pericolo. Quello di una squadra che in Italia, come già accade in Europa, perda la consapevolezza della propria forza e la convinzione di essere la più forte. Se accade questo è la fine. Qui Allegri deve lavorare, oltre che nel dare un’identità alla squadra. Ora si va ad Empoli, poi si ricevono Olynpiacos e Parma, con la Roma impegnata in gare difficili, a cominciare da quella contro il Napoli sabato. Poi si entra nel periodo più difficile: Lazio e Malmoe fuori, Toro, Firenze, Atletico, Sampdoria, Cagliari, Inter e Napoli.

In Europa, come in campionato, Novembre sarà un mese decisivo. Sarà compito del mister quello di dare la propria impronta alla squadra e superare indenne il mese. In Europa come in Italia. Se così non sarà, ci sarà poco da stare Allegri. A quel punto sarà lecito parlare di nuove strategie per la prossima stagione, che coinvolgano mister e giocatori.

 

Comments

  1. Willy Signori says

    post corretto.
    l’inizio ci aveva ingannato, ma anche i 102 punti su 114 disponibili (fa impressione già solo a dirlo…) della stagione scorsa ci avevano abituato a ostriche e champagne che non sempre ci si può permettere.
    con una mira diversa sotto porta, oggi parleremmo di grande juve nonostante le difficoltà.
    sulla questione Allegri concordo con te Emiliano e penso che ci sia poco da dire: quando al secondo giorno di ritiro ti trovi senza allenatore (credo sia un record almeno europeo per una squadra campione in carica) hai poco da programmare e fare i conti: questo offriva il mercato e questo ci teniamo, che alla fine dei conti, vedendo cosa c’è in giro, non è il peggio.
    Se si voleva programmare diversamente bisognava farlo a maggio, ma è un discorso passato.

    Adesso bisogna rialzarsi subito e vincere le prossime 2, senza fare troppi drammi, che perdere ogni tanto ci sta.
    l’importante è esagerare, cantava ironicamente Jannacci.
    anche no, dico io.

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