Lo spiegone del cattivo

Avete presente quei film (generalmente thriller, generalmente americani) in cui l’antagonista (cattivo) riesce a catturare il protagonista (buono) o comunque a tenerlo sotto scacco, meglio se con una pistola puntata e invece di finire il suo lavoro attacca uno spiegone infinito in cui racconta il perché e il percome è diventato cattivo e si perde in un mare di parole fino a quando arriva il cooprotagonista, amico del buono, che mena forte da dietro il cattivo e salva il protagonista…

Ce l’avete presente?
Ecco: questa è la situazione che fotografa al meglio il momento della Juventus.

Per la seconda volta nel giro di poco la Juve invece che finire l’avversario agonizzante, moribondo (e come vuoi definire una Roma che in casa col Parma, un “dead team walking” non riesce manco a vincere?) ha attaccato lo spiegone…

Partiamo dalla ovvia premessa: col Cesena la partita la devi vincere, non ci sono altri risultati plausibili.
Non solo per il valore dell’avversario, ma anche perché vincere ieri ti avrebbe permesso con molta probabilità di arrivare allo scontro diretto a 9 punti dalla Roma, rendendo quasi ininfluente il risultato… mica poco.

Il Cesena gioca l’unica carta disponibile per mettere in difficoltà i bianconeri più illustri: la partenza a razzo, e complici le boiate a raffica dei centrali di Allegri, riesce meritatamente a portarsi in vantaggio.

Poi la partita gira e quasi senza accorgercene ci ritroviamo sopra 2-1: il nemico è sotto scacco.

E qui comincia lo spiegone: giro palla confuso, giocatori che si guardano allo specchio, quanto siamo bravi, quanto siamo belli.

Pareggio del Cesena (Suma e Pellegatti festanti): la juve riprende a giocare, fino a quando non capita l’episodio che ti potrebbe salvare, il rigore (netto)

Manco a dirlo Vidal lo sbaglia: lo spiegone è infinito.

In tutto il marasma di ieri resta misterioso l’obbiettivo che Allegri aveva in mente facendo due cambi a cinque minuti dalla fine, recupero compreso.

Va detto che ogni anno a gennaio la Juve fa un richiamo di preparazione e ogni anno a metà gennaio-inizio febbrario arrivano spesso risultati così così, ne sono la riprova i 5 gol presi nelle ultime 7 partite sui 12 totali in 23 giornate.

Ma quello che mi preoccupa da tempo è l’atteggiamento di una squadra che si guarda troppo allo specchio, che si crede (anche perché lo è) troppo superiore alle altre.

Certi pareggi (con Inter e Sampdoria) si sarebbero potuti evitare, se solo fossimo stati più concentrati una volta passati in vantaggio.

Oltre all’atteggiamento, preoccupanti sono le cappelle viste dietro: col Cesena (abbiamo fatto sembrare Defrel e Djuric come Vialli e Mancini) prendi 2 gol, ma se giochi così col Borussia ne prendi almeno il doppio.

E’ vero che mancavano Chiellini e Barzagli sta fuori da 6 mesi, ma contro il Cesena Ogbonna e Bonucci devono essere più che sufficienti per arginare i gemelli Derrick della Romagna.

Atteggiamento e disattenzioni in difesa: non può dipendere solo da un appannamento atletico, sono cose su cui Allegri dovrà lavorare con molta attenzione.

Il capitano se n’è accorto già, e ieri sera senza troppi peli sulla lingua ha detto chiaramente che il 2-2 è frutto anche di una certa supponenza della squadra: è un buon segnale.

Come sempre noi gobbi viviamo ogni pareggio come una sconfitta senza possibilità di appello, ma quello di ieri, tra tutti è il peggiore da mandare giù, e sappiamo bene che non capita tutti i giorni di avere un match point: sprecarlo una volta è umano, sprecarlo due volte no, sprecarlo la seconda volta come ha fatto la Juventus ieri a Cesena è incomprensibile, esattamente come lo spiegone del cattivo.

Speriamo solo non arrivi pure stavolta l’amico a salvare il buono.

 

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