Di falsata c’è solo la vostra etica

Ieri pomeriggio, domenica 22 febbraio 2015, rientravo da un vero pomeriggio di amore per il calcio. Avevo assistito ad un torneo di calcio a 5 per bambini. Gesti atletici, fair play naturale, tutti premiati e contenti alla fine. E, per una volta, nessun genitore cretino che insulta arbitri e bambini avversari. Un miracolo.

Così pieno di gioia, anche perché la squadra di mio nipote aveva vinto il torneo e io, si sa, ritengo la vittoria la vera essenza dello sport, salgo in macchina per recarmi a casa.

Accendo la radio e mi sintonizzo su Radio 24 per ascoltare la trasmissione Tutti Convocati, visto che conoscevo i risultati ma volevo saperne di più. Con un approccio un po’ perfido, peraltro, perché ero smanioso di conoscere il parere di Pardo a proposito dell’ennesimo pareggio della sua Roma invincibile.

Quello che ho ascoltato in mezz’ora è bastato a guastarmi le belle sensazioni del pomeriggio appena vissuto e rafforzato in me la convinzione di non ascoltare trasmissioni di alcun genere aventi il calcio come argomento.

Tutto ruotava attorno al possibile fallimento del Parma e al campionato falsato che ne deriverebbe con conseguente 3-0 a tavolino per le partite restanti.

Una conversazione paradossale tra i conduttori Pardo, Genta e il generalmente ottimo Capuano.

Il fallimento di una società di Serie A, evento mai accaduto nella storia, falserebbe il campionato perché alcune squadre ci hanno giocato e magari perso o pareggiato e altre invece vinceranno 3-0 a tavolino senza giocarsi.

Dunque. Intanto vorrei capire perché in Italia c’è questa voglia di etichettare come falsato qualunque campionato che abbia un determinato esito (generalmente, la vittoria della Juve) mentre si ritengono regolarissimi campionati in cui si cambiano le regole in corso (caso passaporti e numero di extracomunitari alla Nakata) o nel quale a causa di un processo svolto in 15 giorni si è deciso di mandare in B la squadra che aveva vinto sul campo e in cui molte altre squadre erano penalizzate tranne una, che poi magari andava penalizzata anch’essa ma questa è un’altra storia.

Quelli erano campionati regolari, mentre quello in cui accade una cosa sicuramente inusuale ma talmente regolare da essere prevista dalle regole stesse non lo sarebbe, a sentire i media nostrani. Se c’è un regolamento che disciplina il gioco e tutte le sue dinamiche in campo e fuori, significa che basta ottemperare a queste regole per rendere un campionato, appunto, regolare.

L’articolo 53 delle NOIF (norme organizzative interne della Figc) recita che:

1. Le società hanno l’obbligo di portare a termine le manifestazioni alle quali si iscrivono e di far concludere alle proprie squadre le gare iniziate.

3. Qualora una società si ritiri dal Campionato o ne venga esclusa per qualsiasi ragione durante il girone di andata, tutte le gare in precedenza disputate non hanno valore per la classifica, che viene formata senza tenere conto dei risultati delle gare della società rinunciataria od esclusa.

4. Qualora una società si ritiri dal Campionato o da altra manifestazione ufficiale o ne venga esclusa per qualsiasi ragione durante il girone di ritorno tutte le gare ancora da disputare saranno considerate perdute con il punteggio di 0-3, ovvero 0-6 per le gare di calcio a cinque, in favore dell’altra società con la quale avrebbe dovuto disputare la gara fissata in calendario.

Perché, dunque, sarebbe falsato un campionato in cui una squadra si deve ritirare o dovrà essere esclusa per le ben note vicende?

manentiI tre conduttori parlano, spiegano ma non convincono. Ci tengono a precisare che: “non è perché la Roma ha pareggiato col Parma, perché anche Inter e Fiorentina ci hanno perso“. Poi, però, il cuore giallorosso di Pardo non si trattiene e fornisce quella che è la vera lettura del ragionamento: “Che poi, parliamoci chiaro, il Parma contro la Roma ha fatto quella grande partita (?) perché era stato detto ai giocatori che il giorno dopo sarebbero arrivati i bonifici degli stipendi“.

Oh, eccoci qua. Quindi una squadra i cui giocatori non prendono un euro da Luglio; che ha perso a gennaio giocatori come: Cassano, Paletta, Felipe, Pozzi, Acquah, De Ceglie e Mendes sostituendoli con svincolati e semi-dilettanti; che ha incassato 5 reti dal Milan, 4 dall’Udinese, 7 della Juve (7!) e che ha vinto 3 partite su 23 giocate, avrebbe fermato lo squadrone giallorosso già Campione d’Italia a Ottobre solo perché ringalluzzita dalle promesse di un uomo come Manenti che rappresenta l’attendibilità fatta a persona.

Ci rendiamo conto dell’insensatezza della questione?

Campionato falsato dall’applicazione di una norma? Da un pareggio di una squadra tra le più forti d’Italia se non di più contro una semi-fallita?

Che sia scandaloso che ci sia una squadra fallita (o tenuta in piedi artificialmente dalla Lega, come pare vogliano fare) in Serie A è del tutto pacifico.

Che però non ci si renda conto dell’assurdità delle conclusioni cui i giornalisti arrivano è altrettanto grave.

Chi frequenta le categorie minori del calcio sa quanto sia all’ordine del giorno una situazione del genere. Eppure nessuno parla di campionati falsati.

No, qui è solo l’ennesima dimostrazione di quanto il giornalismo sportivo italiano navighi in cattive acque, come e peggio del calcio italiano. Un giornalismo fazioso, dove, è il caso del Mattino di Napoli, si diffonde deliberatamente una menzogna (fuorigioco inesistente di Tevez contro l’Atalanta) spacciandola per vera nonostante l’Atalanta stessa abbia riconosciuto la regolarità della rete; un giornalismo che ha perso ogni credibilità, come mostra poi la prosecuzione della storia.

Infatti, dopo tutte queste perle di saggezza, si arriva alla telefonata con Xavier Jacobelli. Il quale si scandalizza per il fatto che il Parma sia stato iscritto alla Serie A. Lui che a Maggio, quando già era emerso che il Parma non aveva i conti a posto al punto che non ottenne la Licenza Uefa, aveva preso posizione affinché comunque il Parma giocasse l’Europa League. Leggete pure l’articolo completo qui.

jacobelliE ricordate, allora, in quanti, come Jacobelli, dissero che era una vergogna che una società così limpida e trasparente come il Parma di Ghirardi venisse esclusa dalla competizione Uefa solo per un piccolo disguido burocratico?

Allora, i cugini granata indagarono sulla situazione del Parma e delle licenze Uefa e iniziarono a porre dei seri dubbi circa l’affidabilità finanziaria dei gialloblu e la buona fede del loro Presidente Ghirardi.

Ma la loro fu interpretata solo come una posizione di comodo, quella cioè di un popolo che cercava legittimità per una qualificazione non ottenuta sul campo e ritenuta, quindi, poco onesta. E per loro, a differenza nostra, l’onestà è un valore. (è una battuta, sia chiaro).

Vi ricordate di giornalisti cui saltò la pulce all’orecchio sulla situazione del Parma? Io no. Io ricordo solo i granata sbeffeggiati per la loro presunzione di mettere in dubbio l’onestà di un uomo come Ghirardi.

Che credibilità può ancora avere una categoria come questa?

Se il calcio italiano sta sprofondando lo si deve anche a loro. A quei giornalisti che antepongono la loro fede calcistica all’etica professionale; che fomentano le polemiche arbitrale rinunciando al tentativo di raccontare la verità.

Non ci sono inchieste, approfondimenti, nulla. Solo polemiche, moviole, notizie di calciomercato palesemente inventate. Quando poi scoppia il bubbone, loro si accodano. Il giornalismo, invece, dovrebbe essere anche l’inchiesta, l’analisi dei problemi, la ricerca della verità. Nel giornalismo sportivo nostrano non c’è traccia di tutto ciò.

Il giorno in cui uscirono fuori, pochi giorni fa, le dichiarazioni di Lotito carpite da Iodice, la Gazzetta dello Sport proponeva a tutta pagina un’intervista a Collina in cui si parla di come risolvere i veri problemi del calcio attuale: gli errori arbitrali.

Stop.

 

 

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