“A volte devi prenderti quello che vuoi in questo pazzo mondo.”
cit. The Blacklist
In trasferta i granata sono azzurri, ma va bene lo stesso. Ci sono gli orli delle divise e dei calzettoni a ricordare che il loro colore è una sfumatura di rosso.
E c’è una vittoria importante a dimostrare che il Toro è come una sorta di catena di montaggio.
C’è un motore, adesso.
La famosa scintilla di cui parlavo quando scrissi del rubio, quella che accendendosi avrebbe dovuto mettere in moto la squadra.
Bene, ci siamo.
Questo Torino è una squadra. Anzi. È una grande squadra.
Ha spirito combattivo e desiderio di vincere, di rivincita, di esultare.
Voglia di sorpassare quando il risultato è 1-1, quando è 2-2. E di mantenere il vantaggio quando è 3-2.
È come quelle persone che vogliono avere l’ultima parola e ce l’hanno.
C’è Padelli che spadella e in più di un’occasione salva il risultato dalla brace, c’è Maxi Lopez desideroso di far parte di nuovo di qualcosa di grande, ci sono Quagliarella, Darmian, Vives, e Martinez. Ma solo per citarne alcuni.
L’Athletic Bilbao si ferma a due reti: per lui, l’Europa League, finisce.
Il Toro passa il turno e si guadagna gli ottavi insieme (è bello citarlo) alle altre italiane in gara ieri sera: Roma, Fiorentina, Inter, e Napoli.
Si vince in trasferta, laddove erano stati in tanti a sostenere che il Torino non ce l’avrebbe fatta.
Ma ecco che più uno gli dà contro, più tira fuori energia e corna e colpisce.
Ventura a fine partita sorride, pure se da persona sobria com’è non vuole darlo tanto a vedere.
Ma chi è attento e scruta ogni movimento, lo vede che da sotto la visiera del berretto spuntano le fossette sulle guance e la ruga sulla fronte compiaciuta.
E non per la sconfitta dell’avversario, ma per la vittoria della propria squadra.
Si sa ancora vincere, e si sa vincere con merito.
Probabilmente nulla di nuovo eppure qualcosa di nuovo, ma a fine partita alcuni giocatori del Bilbao annuiscono e applaudono la squadra ospite, come per ammetterne la superiorità.
Chissà. Forse a dimostrazione che ogni tanto qualcosa ancora si salva in questo pazzo mondo.
Roberta P.