La Juventus logora chi non ce l’ha

contearezzoEra il 10 giugno del 2007 quando Antonio Conte, alla guida dell’Arezzo in Serie B, disse, a proposito della Juve:  ”C’è profonda delusione e profonda amarezza, rispetto tanto i tifosi juventini ma ho poco rispetto per la squadra. Retrocedere così fa male però mi fa capire cose che già sapevo…Nel calcio si parla tanto, tutti sono bravi a parlare, adesso sembrava che i cattivi fossero fuori e che adesso ci fosse un calcio pulito, infatti siamo contenti tutti, evviva questo calcio pulito“.

La sua squadra era appena retrocessa e lui, anziché dare la colpa a sé stesso ha preferito accusare la Juve, rea di aver perso, dopo aver tranquillamente e anticipatamente ottenuto primo posto e promozione in Serie A, l’ultima gara contro lo Spezia (con gol di Padoin, peraltro…). (http://www.gazzetta.it/Calcio/Primo_Piano/2007/06_Giugno/10/Conte.shtml qui l’articolo della Gazzetta).

Il resto della storia lo conosciamo. Conte allena il Bari, poi l’Atalanta, infine il Siena, che lascia dopo averlo condotto in Serie A, per poter approdare alla Juventus.

Proprio quella squadra che lo ha fatto diventare grande calciatore pescandolo dal Lecce, era pronta a farlo diventare un grande allenatore.

E la storia si ripete.

Così come, pur di evitare di fare autocritica per la sua retrocessione con l’Arezzo, non mancò di gettare fango su quella società della quale lui era stato giocatore e capitano, allo stesso modo ora, nel 2015, il signor Antonio Conte, da Commissario Tecnico della Nazionale, esprime pareri del tutto non richiesti ancora verso la Juventus:

“Se questa Juve avesse la cattiveria della ‘mia’ Juve avrebbe 20 punti in più di vantaggio” ha dichiarato il CT in occasione della consegna della panchina d’oro. Riconoscimento ottenuto proprio per la sua stagione da allenatore alla Juventus.

C’è chi dice che a frequentare certi ex-giocatori ed ex-dirigenti pregiudicati si finisca con l’apprendere l’antica arte del rosicamento e chi invece sta cercando, in queste ore, di trovare ancora delle giustificazioni per quello che è stato il Condottiero di una grande Juventus, perché per certi tifosi vengono prima i giocatori (Del Piero) o gli allenatori (Conte) rispetto alla Juventus.

contecapello

Evitando di prestarsi al giochino dell’essere pro o contro Conte (poiché chi è della Juve ama la Juve del presente, del passato e del futuro sopra ogni altra cosa), occorre domandarsi, ancora una volta, fin dove la paraculaggine di un uomo può arrivare.

Perché uscirsene con una frase del genere? Perché non guardare in casa propria, ossia la Nazionale, anziché tornare su una vicenda che probabilmente Conte stesso farebbe meglio ad archiviare in modo definitivo? Perché si può essere anche il più grande allenatore della storia del calcio (e Conte non lo è, per ora) ma scappare al secondo giorno di ritiro è una cosa che non si è mai vista nemmeno all’Inter.

E perché rilasciare dichiarazioni che hanno sempre e solo per oggetto Antonio Conte, per bocca sempre di Antonio Conte?

Pochi giorni fa Conte tenne a farci sapere che lo aveva cercato il Manchester United.

Poche settimane fa Conte fece fuoco e fiamme perché i club non si prostravano per il bene della Nazionale. Tutti sanno come la pensava quando si trovava dall’altra parte della barricata.

Insomma, Conte vuole solo il bene di Conte e, pur di ottenerlo, non si fa problemi a smentire sé stesso, il suo passato, la sua storia, il club che ha allenato e nel quale ha giocato ottenendo grandi successi.

Su questo potrebbe non esserci nulla di eccessivamente grave: un professionista cerca di massimizzare il proprio operato e in una professione come quella calcistica nella quale il modo in cui appaiono le cose è più importante di come sono nella realtà questo vale ancor di più.

Però a tutto c’è un limite e Conte l’ha ormai superato.

Continuare a dire tutto e il contrario di tutto a seconda della posizione che si occupa è una cosa che ha francamente stufato.

Ha stufato chi lo ha tanto amato e non lo ha mai perdonato per la sua fuga (e non solo per quella) e sta iniziando a stufare anche chi lo ha sempre difeso a spada tratta.

102-punti-la-storia-ce-chi-la-legge-e-chi-la-fIn questo momento, mentre il popolo bianconero sta reagendo alla nuova sparata del tecnico leccese sono in molti a ricordargli una cosa tanto vera quanto banale: il campionato si può vincere anche solo con 1 punto di vantaggio e all’ultima giornata. Anzi, in genere si ricordano di più quelli ottenuti in questo modo piuttosto che quelli dominati dall’inizio alla fine.

Continuare a ribadire l’importanza del 102 punti non rappresenta altro che un modo per dare ragione a chi sostiene che in realtà a Conte interessa solo di Conte e quel record, per il quale è stata sacrificata un’Europa League la cui finale si è giocata allo Juventus Stadium e una Coppa Italia, conta in realtà più che altro per lui. Non è un caso che Conte e il suo staff festeggiarono l’ultima vittoria del campionato 2013/2014 indossando una maglia che proprio ai 102 punti inneggiava.

Diciamoci la verità, a Conte questo fatto che la Juve di Allegri si avvii alla conquista del quarto scudetto consecutivo peraltro ottenuto ottenendo la qualificazione agli ottavi di Champions (e forse, chissà, anche i quarti) proprio non va giù.

Conte si aspettava una Juve traumatizzata a tal punto dal suo addio da disputare una stagione disastrosa. Del resto, disse a conquista dello scudetto appena ottenuta (e tanto per togliere l’attenzione dai festeggiamenti per puntarla solo su sé stesso), questa squadra è fatta di giocatori che hanno esaurito un ciclo e vincere con loro non sarà più possibile.

E dopo il tentennamento sul numero di scudetti vinti dalla Juve (certo era difficile dare contro il suo attuale datore di lavoro, la FIGC) e dopo l’accenno a calciopoli di qualche tempo fa (poi prontamente smentita) per attaccare Capello che aveva osato, non sia mai!, attaccarlo, si attende qualche altra perla di Conte.

Ora capisco che l’ambiente che gli tocca frequentare da qualche mese a questa parte non è dei più coerenti con il suo passato e capisco anche che un grande professionista debba avere un ego ben più sviluppato di un umile lavoratore dipendente, però esiste una parola che si chiama dignità di cui Conte sembra essersi completamente dimenticato.

Chi ha nel DNA la Juventus accetta sempre il risultato del campo; non rinnega il passato; non rosica quando i risultati non sono quelli auspicati per i propri colori. E qui le cose sono due: o Conte non ha nel DNA la Juventus, oppure, semplicemente, la Juventus logora chi non ne fa parte.

 

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