Ventisettesima giornata: Torino bagnato, Torino sfortunato

Come gli adesivi che si staccano
Come le cerniere che si incastrano
Come interruttori che non scattano
O caricatori che si inceppano.
cit. Subsonica

Il calcio d’inizio tra Torino e Lazio è preceduto da un minuto di silenzio per ricordare Luca Colosimo, l’arbitro torinese di Lega Pro scomparso in un incidente stradale la scorsa settimana. Sono le diciannove e una manciata di minuti. E neanche a farlo apposta, il termometro segna due gradi.

Come i gol della squadra di Pioli. Non si sa se sia merito dell’aquila a far volar così in alto la Lazio; fatto sta che piaccia o non piaccia, così è.

A Torino piove. E insieme al cielo, anche il Toro piange. Lacrime amare, granata di rabbia. Dopo due pareggi con Cagliari e Fiorentina, una vittoria contro il Napoli, e una sconfitta a Udine, ecco che arriva scomoda la seconda consecutiva.

Torino-Lazio 0-2

C’è qualcosa che non quadra, che non scorre per il verso giusto. È come quel componente che impedisce all’olio e all’aceto di amalgamarsi. Ecco. Sembra quasi che da un po’  la squadra di Ventura non riesca più ad amalgamarsi, a formare un impasto vincente.

Senza contare poi la partita di andata d’Europa League contro lo Zenit persa 2-0. Qualche pareggio, qualche sconfitta, fermo a trentasei punti. Il campionato si accorcia, maggio si avvicina, e chi bazzica da quelle parti della classifica sgomita per acciuffarsi un posto di rilievo.

Nessuno chiede permesso, quindi anche il Toro dovrà comportarsi di conseguenza. Dovrà impedire agli avversari di farlo arretrare, cercare di ritagliarsi uno spazio meritato tra i vincenti. Dopotutto ha le carte per riuscirci, glielo abbiamo già visto fare. L’abbiamo già visto risalire dall’acqua sporca e uscirne profumato, l’abbiamo visto frenare la corsa delle altre.

Il motore, l’abbiamo già detto e appurato, c’è. Deve solo ingranare le marce e farle scalare invece agli altri, fargli passare la voglia di rincorrerlo. Anche perché, a pensarci, è quasi buffo immaginare un toro inseguito. È più facile che sia il toro a rincorrere, non viceversa.

 

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