Meglio il “cosa” del “come”

È meglio giocare male e passare il turno che giocare bene ed essere eliminati.

In mezzo a voi: Capitan Ovvio.

Della partita di ritorno col Monaco resta l’immagine di una Juve impaurita, col braccino corto, cortissimo.

Troppo grande la posta, troppo ricco il piatto, troppo vicina la terra promessa da far tremare le gambe.

E sono tremate a tutti.

Conta sempre il “cosa”: passare il girone, il turno, perché ogni nuova fase azzera i valori e riparte da zero.

Adesso la gloriosa Juventus FC ha un doppio vantaggio:

1) Il campionato è in ghiaccio, le forze possono essere dirottate tutte sulla CL;
2) Da qui in poi non ha più nulla da perdere.

Saranno le altre 3 ad aver paura del rischio di uscire contro l’outsider e l’esperienza dice che quando la Juventus parte sfavorita gioca meglio, si esprime libera da paure, vada come vada.

Forse usciremo, sicuramente giocheremo contro una squadra più forte e più abituata a certi palcoscenici ma l’obbiettivo è raggiunto, d’ora in avanti si può solo rendere epica un’annata già straordinaria.

Però conta anche il “come” (il famoso gioco che ti porta ai risultati come teorizza l’Arrigo) e allora 2 parole su quello che abbiamo visto ieri le faccio:

Brutta Juve, chiusa, impacciata, imprecisa, anche negli uomini dai piedi più educati.

Baciata anche da alcune decisioni dell’arbitro (nulla di scandaloso, ma sul filo, sempre a favore): ci sta, capita.

Si vede che in Italia non siamo abituati al pressing da apnea che ha imposto il Monaco;

Non c’è abituato nemmeno il Monaco però, scoppiato dopo 60 minuti.

Ciò nonostante gli unici veri rischi sono arrivati dal fuoco amico di disimpegni sbagliati e scivoloni difensivi.

La difesa è solida quindi (porta inviolata in 5 delle ultime 6 partite), ma Barcellona, Bayern e Real hanno altri attaccanti rispetto a quelli del Monaco.

Gente che non perdona, mica come gli indulgenti Berbatov e compagnia.

Cominceremo però a pensarci dal momento del sorteggio, oggi mi piace ricordare quel giorno di Settembre a Rimini.

In pista la Juventus stava un giro dietro agli altri, senza speranza, con una società incerta, non affamata, senza obbiettivi reali e concreti.

Oggi, 9 anni dopo, quegli avversari li ha doppiati tutti e continua a correre avvicinandosi alle grandi d’Europa, ha una dirigenza solida, (i veri top player hanno giacca e cravatta) che prescinde da chi sta alla guida tecnica, ha idee e obbiettivi chiari e continua a crescere nei risultati sportivi ed economici.

Basta chiudere gli occhi, dimenticare per un attimo la sofferenza di ieri sera e pensare al nome delle 4 semifinaliste di CL:

Barcellona, Bayern Monaco, Real Madrid, Juventus.

Silenzio.

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