Toro: dal Paradiso all’anticamera dell’Inferno…

Da Toro-Palermo a Torino-Inter: dal Paradiso all’anticamera dell’Inferno.

Dal quel bellissimo ed emozionante pomeriggio del 28 settembre ad oggi, è passato poco più di un mese (41 giorni), eppure quella che sembrava un’importante stagione calcistica destinata ad entrare negli annali della storia granata, col secondo posto in classifica raggiunto proprio quel giorno, si è rivelata in sole 6 settimane, il preludio ad una stagione che si prospetta molto più magra del previsto. Quel giorno di Toro-Palermo, la squadra granata, seppur ridotta in 9 uomini, riuscì a resistere agli assalti finali dei siciliani e portare a casa una vittoria da ricordare. Lì, ogni parola del Presidente Cairo e del mister Ventura, sembrava oro colato per le orecchie dei tifosi del Toro di tutta Italia. “Tutto ciò è frutto di una programmazione importante che va avanti ormai da 4 anni. Ho imparato dai miei sbagli dei primi anni di presidenza ad essere lungimirante e di affidarmi a due validi collaboratori come Petrachi e Ventura a cui lascio ogni decisione tecnica stando un passo dietro di loro a sostenerli nella crescita della squadra e di conseguenza della società” diceva il Presidente. Il nostro tecnico chiosava: “Col Presidente c’è affinità di vedute in ogni decisione comune. Quattro anni fa eravamo in serie B, poi pian piano siamo arrivati all’Europa e a battere l’Athletic Bilbao nel suo campo inespugnabile, a vincere il derby dopo 20 anni, a toglierci tante soddisfazioni, a sfiorare di nuovo l’Europa nell’ultimo anno, mancata solo per un gol valido di Maxi Lopez a Palermo che l’arbitro non ha giudicato buono. Stiamo proseguendo il nostro progetto di crescita. Non sono meravigliato della nostra attuale posizione di classifica. E’ frutto di un lavoro importante dei miei collaboratori e della squadra che si mette a disposizione per migliorarsi costantemente, anzi potevamo avere un paio di punti in più che abbiamo perso per nostri errori”.

Tutte queste belle frasi arrivavano solo poco più di un mese fa.

Poi venne Modena e la sconfitta col Carpi, ancora ad oggi unica vittoria in serie A dei biancorossi neopromossi con una prestazione sottotono del Torino per 70 minuti, frutto di una supponenza che una squadra che viene, come dice Ventura, da 4 anni di intenso lavoro sulla mentalità e sull’organizzazione di gioco, non dovrebbe mai avere.

Poi venne il pareggio in casa con il Milan. Una partita dove il Torino ha atteso per un’ora la squadra rossonera, una squadra che oltretutto veniva da una striscia di risultati negativi e con una situazione mentale disastrosa. Il Toro invece di attaccare e approfittarne, lascia giocare l’avversario e gli fa prendere così tanto coraggio da mandarlo in vantaggio ad inizio ripresa. Solo lì si sveglia la squadra granata e dopo il pareggio di Baselli, con Ventura che ha 3 attaccanti in campo (Quagliarella, Maxi Lopez e Belotti entrato da pochi minuti), il Toro rischia anche di portarsi in vantaggio con Maxi Lopez ma poi avviene l’inaspettato… Ventura toglie Quagliarella e inserisce Benassi. Come a dire: non voglio sbilanciarmi perché ho paura di perderla… Ai microfoni dirà: “Siamo passati al 4-3-3 per cercare di pareggiare e quando ci siamo riusciti siamo tornati al 3-5-2 perché non siamo abituati a giocare in quel modo… Mah…

Poi venne la sconfitta di Roma contro la Lazio. Un Torino che trotterella per tutto il primo tempo, con la Lazio comunque sempre padrona del centrocampo, ma il tiro più importante verso una porta è quello di Bruno Peres al 42’. Peccato che arrivi il gol della Lazio con una grossa distrazione difensiva di Glik e compagni e una mezza papera di Padelli. Da quel momento in poi è un monologo laziale. Il Torino esce con le ossa rotte: 3-0 e tutti a casa. Il mister dice: “Ci mancano troppi giocatori e chi è rientrato non è ancora in forma”.

Poi venne il pareggio con il Genoa in casa: 3-3. Partita emozionante per chi non è tifoso. Da mani nei capelli per chi vorrebbe vedere il Toro tornare a vincere. Ancora un approccio leggero alla gara, ancora una volta in vantaggio gli avvesari e per fortuna che Maxi e Zappacosta in pochi minuti tirino fuori l’ardore granata e la rimettano sui binari migliori per tornare a gioire. Ma l’inizio del secondo tempo è ancora molto sottotono. Il Genoa ne approfitta, pareggia e rischia di andare in vantaggio. Solo nel finale si riaccende il Toro. L’ingresso di Bruno Peres all’85’ minuto sembra ridare vigore al Toro e una sua iniziativa al 90’ viene premiata con un autogol rocambolesco dei genoani che da il 3-2 al Toro. E’ il 90’, seppur con immensa fatica e un po’ di fortuna, il Toro sta per tornare a vincere. E invece la squadra passa i 5 minuti di recupero negli ultimi 20 metri del campo e su un cross senza velleità, causa anche l’ingenuità di Bovo e i riflessi poco pronti di Padelli, il Genoa al 94’ fa il 3-3. Il mister dice: “Continua il nostro progetto di crescita. Sono errori che ci fortificano e che cercheremo di eliminare”

Poi venne il derby: E quando sembrava che un sussulto di orgoglio col gol di Bovo in una partita abbastanza piatta avrebbe portato il Toro ad un buon pareggio nello Stadium, quando si pensava che si potesse recriminare anche una vittoria dopo le belle parate di Buffon su due colpi di testa quasi a colpo sicuro di Glik, al 75’ minuto il Toro smette di giocare. Si tira indietro di 30 metri e lascia alla juve la possibilità di attaccare indisturbata per 15 minuti più recupero. Recupero che, come già avvenuto l’anno scorso con il gol di Pirlo, diventa decisivo per i bianconeri al 93’. Altro svarione difensivo, Padelli non esce sul cross rasoterra di Alex Sandro, Bruno Peres si perde Cuadrado e la juve vince il derby… Il mister dice: “Al loro gol avrei voluto suicidarmi… Siamo mancati negli ultimi minuti ma la prestazione resta ed è buona”.

E siamo a ieri. Le 12.30, orario mai buono per Ventura e soci, e la classica Toro-Inter. Ti aspetti un Toro che dopo 5 partite e due miseri punti conquistati, voglia fare di tutto per fare bottino pieno. Invece, ancora una volta, si entra in campo contratti, impauriti, fin troppo guardinghi e rintanati ad aspettare l’avversario. E ancora una volta, la decima su 12 partite giocate, il Torino va di nuovo sotto. Stavolta però, a parte un paio di occasioni vere di Quagliarella e Vives, la reazione è velleitaria. Il Toro non c’è, non morde, non scalpita, non entusiasma. Anzi alla fine si vedono giocatori granata con i crampi (alla 12° giornata???) e una condizione fisica generale mediocre. Poi il mister decide di far entrare al 63’ Maxi Lopez al posto di Belotti (perché non le tre punte come col Milan per cercare il pareggio?) e poi ancora più stranamente, quando mancano solo 8 minuti al 90’, manda Amauri in campo al posto di Baselli e si mette con le tre punte…praticamente troppo tardi. Qui non si capisce quindi perché non giocare subito dal 63’ con le tre punte e ancor meno si capisce cosa avrebbe potuto fare il 35enne Amauri che non gioca una partita vera da “ennesimo” tempo in quegli 8 minuti più recupero… Il Torino perde anche l’imbattibilità interna che durava da 6 mesi… dal 6 maggio, l’orrendo Torino-Empoli 0-1 (…qui abbiamo perso l’Europa l’anno scorso, non a Palermo, mister Ventura…senza dimenticare Genoa-Torino 5-1 e Milan-Torino 3-0…) Ieri dopo Torino-Inter, il mister dice ieri a fine gara: “Per quel poco che subiamo prendiamo troppi gol”

Sei gare, due punti. Nelle ultime 6 giornate di serie A nessuno ha fatto peggio del Torino. Andando indietro nel recente passato, neanche Lerda, terribile e bistrattato tecnico granata 2010-2011 in serie B era riuscito in “tanto”…lui aveva fatto 3 punti in 6 partite prima di essere licenziato e poi richiamato dopo che Papadopulo, suo sostituto, aveva fatto peggio: 2 sconfitte in 2 gare sulla panchina del Torino.

Al Toro mancano diversi giocatori: Farnerud, Maksimovic, Avelar, Obi, Gazzi…ma di questi solo Maksimovic e Avelar erano titolari ad inizio stagione e i loro sostituti, Bovo e Molinaro, non stanno giocando male (a parte l’errore di Bovo col Genoa), anzi, sono tra quelli che hanno il rendimento migliore in questa sequenza di 6 gare disastrose.

Il “tesoretto” di questi 4 anni di gestione Ventura è l’unica cosa che consente al tecnico di essere ancora tranquillo sulla sua panchina (che in qualsiasi altra società sarebbe probabilmente saltata dopo queste 6 gare). E non solo tranquillo. Anche di ostentare sicurezza nel superamento del difficile momento. Tutti,o quasi, pendiamo dalle sue labbra. Nessuno pensa che Ventura non sia in grado di risollevare e presto questa squadra. Infortuni, arbitri, qualche disattenzione…a parere del mister sono le uniche cause dei mancati successi in queste 6 gare di fila.

Qualcuno starà pensando che andare sotto 10 volte su 12 gare giocate potrebbe essere un problema? Qualcuno starà pensando che gli attaccanti segnano poco o niente? Qualcuno starà pensando che il 3-5-2 che tanto orgoglio aveva portato, potrebbe essere ormai straconosciuto dai nostri avversari? Qualcuno starà pensando che forse è ora di cambiare? Qualcuno starà pensando che abbiamo un approccio sbagliato alle partite?

Mi domando se Ventura e il suo staff si stiano rendendo conto che quello che si vede in campo la domenica è lampante: La squadra entra in campo sempre attendendo le mosse dell’avversario. Non cerca d’imporsi mai. Soprattutto quando incontra le squadre “grandi” o “ex grandi”. Un’attesa infinita, non si capisce di cosa, forse del gol dell’avversario, perché i nostri gol arrivano sempre dopo quelli degli altri, quando arrivano… Un titic-titoc estenuante tra difensori e centrocampisti. Ed è stranissimo vedere invece che quando il Toro poi decide di giocare, le avversarie vanno in difficoltà. E allora perché questo approccio sempre di attesa? Perché il Toro non prova ad entrare in campo per attaccare gli avversari e provare ad andare in vantaggio? Due squadre che, affrontandoci, si sono comportate come il Torino, ovvero aspettandoci, non solo hanno perso contro di noi, ma ci hanno anche consentito di andare in vantaggio: Samp e Palermo. Le altre due vittorie sono venute con un gran cambio di marcia dopo essere andati in svantaggio: Frosinone e Fiorentina. Tra l’altro quella con i Viola, ma solo nel secondo tempo, è stata la migliore prestazione del Toro finora. E mi domando: se il Toro è capace di ribaltare il risultato contro una buonissima squadra come la Viola in soli 45 minuti, sarebbe in grado di giocarsela con tutti invece di avere sempre e ripeto, sempre, questo atteggiamento remissivo e di attesa in avvio di gara? Perché dobbiamo aspettare di subire un gol per veder giocare il Toro? Perché nonostante gli scarsi risultati ottenuti nelle ultime 5 partite con questo atteggiamento, anche ieri si è partiti aspettando l’Inter nella nostra metà campo? Perché si è rinunciato a continuare ad attaccare contro il Milan dopo aver raggiunto il pareggio togliendo la terza punta che ci aveva aiutato a pareggiare? Perché dopo l’autogol del Genoa e il fortunoso 3-2, la squadra ha passato i 5 minuti di recupero chiusa nella sua area? Perché nel derby al 75’minuto si è rinunciato a  giocare, a continuare ad attaccare la juve in evidente difficoltà sui due colpi di testa di Glik dopo il pareggio di Bovo, consentendo ai bianconeri di prendere coraggio fino a cederle la vittoria all’ultimo minuto? Perché nonostante tutto questo, ieri contro l’Inter si è entrati in campo come se quelli a cui serviva la vittoria fossero loro e non noi? Sono risposte che il tecnico Ventura non ci da e forse non ci darà mai.

Speriamo che non sia una stagione fallimentare. Troppo spesso in passato quando il Toro è partito pensando di fare bene, le promesse sono state disattese. A mio parere, il Presidente Cairo e il mister Ventura dovrebbero parlare ben chiaro a tifosi e stampa: “Pensavamo di aver costruito una squadra per migliorare, per arrivare all’Europa League, ma ci siamo sbagliati”. E dovrebbero dirlo ben chiaro anche ai giocatori, perché qualcuno scende in campo troppo “tranquillo”.

Sono stati spesi 8 milioni per acquistare Belotti. Un investimento così importante per una società come il Torino FC obbligherebbe l’allenatore a farlo giocare sempre titolare e a far ruotare intorno a lui gli altri attaccanti. Questo ragazzo invece, ogni volta che entra in campo, anche dall’inizio, sembra già sotto esame ed è sempre il primo ad essere sostituito se le cose in gara non stanno andando bene. Ha 22 anni, corre come un forsennato avanti e indietro, aiuta tutti in campo, eppure è una seconda scelta. Perché? Perché bisogna sentir dire a fine gara, dal mister, le parole: “Belotti se lavorerà con questa voglia raggiungerà i suoi obiettivi, quello di vestire la maglia di una squadra importante.”  Ma sembrano i discorsi fatti per Immobile… Perché?

Il Toro, caro mister Ventura, deve pensare ai 40 punti che gli consentiranno di giocare di nuovo in A il prossimo anno. Dopo queste 6 gare si è allungata a 5 punti la forbice col 6° posto, ultimo buono per la qualificazione in Europa League e si è avvicinata pericolosamente la zona “rossa”, il Frosinone terzultimo è a soli 4 punti dal Torino. Quindi, si pensi a raggiungere la salvezza prima possibile, provando a vincere le partite, piuttosto che scendendo sempre in campo per “non perdere”. Un tecnico che prepara le partite pensando più a “non perdere” piuttosto che a provare da subito a vincerle, di solito, alla fine, perde. Quasi sempre. Ventura, rammento, ha un record. Nel suo palmarès tra vittorie e sconfitte, i pareggi sono di gran lunga il suo risultato più costante, ed è anche il tecnico in attività con il record di risultati di parità in carriera.

Probabilmente Ventura e il Torino sono arrivati al loro massimo e ora non sanno darsi l’un l’altro più di quello che si sono dati. L’8°, 9°, 10°, 11° posto è il massimo dove questo tecnico ci porta e potrà portarci. Bravo senza dubbio. Bravo a riportare le squadre in A. Bravo a ricostruirle da zero. Bravo a consolidarle. Ma se si aspira a di più, se si aspira al fin troppo e forse troppo spesso citato da presidente e mister, “salto di qualità”, questo tecnico non è il tecnico che può farlo fare. Bisogna sicuramente dirgli grazie di tutto per quel che ha fatto da 4 anni a questa parte, ma la litania “Quattro anni fa eravamo in B”, “Continua il progetto di crescita” e via discorrendo, ha fin troppo esondato i fiumi delle stesse frasi fatte dette ormai da e per troppo tempo.

Anche Mondonico allenò un Toro che proveniva dalla serie B. Il primo anno arrivò 5° e si piazzò in Coppa Uefa davanti alla juve 6°. Il secondo anno arrivò 3° e in Finale di Coppa Uefa. Il terzo anno vinse la Coppa Italia. Molti storceranno il naso e diranno che Ventura non ha mai avuto a disposizione giocatori come Scifo, Lentini, Casagrande e Martin Vazquez. Vero. Ma nessuno finora ha anche MAI chiesto a Ventura di arrivare 3° o in finale di Europa League o di vincere la Coppa Italia. Al Toro dell’era Cairo e “monetizzazione” Cairo, basterebbe arrivare 5° o 6° tutti gli anni e centrare la qualificazione europea per ripagare i tifosi e ripagarsi degli investimenti. Sappiamo bene di non essere in questo momento in condizioni di essere come juve, Roma, Inter, Napoli, ma sappiamo benissimo che potremmo battercela con tutti e vendere cara la pelle. E invece quest’anno, finora, scendiamo in campo temendo tutte le squadre che affrontiamo, Genoa compreso. Sassuolo e Atalanta sono davanti a noi e non hanno di certo una “rosa” migliore della nostra, anzi…

Si arrivi presto ai 40 punti e a giugno si tracci una linea con questa guida tecnica. Se si vuole davvero fare il “salto” di qualità” bisogna avere il coraggio di dire “arrivederci e grazie” e puntare ad un gioco in campo più ambizioso e importante. Altrimenti saremo destinati a restare all’infinito “l’eterna incompiuta” che aspetta il famoso “salto di qualità”.

Forza Toro!

Comments

  1. Puk says

    Proprio così, Carlo Junior, tutto molto vero…. Ma non si cambierà direzione tecnica perché Cairo è ormai troppo complice con Ventura: il salto di qualità vuol dire investire e rischiare, concetti ignoti a Furbano.
    Si continuerà invece a vivacchiare, senza proclami, con una certa continuità di pseudo risultati, con la creazione costante di qualche buon giocatore per fare laute plusvalenze mentre il Vate ligure supera il suo record di longevità in una squadra e allunga la sua striscia di pseudo risultati in una carriera priva di veri successi (al di là delle promozioni dalla b…). Sono 10 anni che è così, nonostante la “crescita” delle ultime 4/5 stagioni… Adesso poi sarà ricordato per la rinascita del Fila (spendendo 1 mln!!), cosa vogliamo di più?!?

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