Toro: Sei pronto per l’Europa?

Toro: Sei pronto per l’Europa?

Sono passati tre mesi e mezzo dall’era Mihajlovic al Toro. E in qualche modo, sembra un’eternità. Sembra un’eternità, dopo 5 anni di Ventura, tanto si è trasformato il Torino Fc in campo e fuori. In campo, per il totale cambiamento dell’approccio e dello svolgimento della gara da parte dei giocatori granata. Cosi attendisti con il tecnico ligure, così arrembanti col tecnico serbo. Tutto ciò che divideva i tifosi del Toro nell’epoca Ventura, li sta tornando ad unire col ritrovato “tremendismo” di questi tre mesi e mezzo di epoca Mihajlovic.

Non sono state subito “rose e fiori”, le partite con Milan, Atalanta e Pescara avevano fatto temere ai più che questo nuovo Toro non potesse aspirare a niente altro che ad una salvezza più o meno tranquilla. Musi lunghi, frasi del tipo “ meglio Ventura” (rabbrividisco…), e giù a criticare Sinisa.

Sei partite utili consecutive hanno riportato quell’entusiasmo che solo noi tifosi granata sappiamo trarre anche da piccole sensazioni. Le vittorie con Roma, Fiorentina e Palermo hanno dato il sentore che questa squadra possa regalare buone soddisfazioni. Il pareggio interno con la Lazio, se per un verso ha fatto tornare un po’ di pessimismo nei più intransigenti di noi, ci ha comunque dimostrato che questa squadra attuale non si arrende facilmente e attacca comunque, oltre il 90’, pur di vender cara la pelle. Un comportamento che da tanto, troppo tempo, non vedevamo nelle casacche granata, se non in alcune occasioni degli scorsi 5 anni. Qui invece assistiamo a un marchio di fabbrica. Questo è l’atteggiamento del Toro di Sinisa Mihajlovic. E per chi ha ancora negli occhi il Toro degli anni 70, o quello di Junior o quello di Mondonico dei primi anni 90, questa, come ritorno del tipico atteggiamento granata, sembra manna dal cielo.

Tutto bello quindi? Tutto pronto per confermare le parole del tecnico serbo: “Obiettivo Europa entro due anni, ma lotteremo per arrivarci subito”?

Vado un po’ controcorrente amici, mi perdonerete, per quello che ho visto finora. Ma d’altronde chi ha avuto la “sfortuna” o la “ventura” (tanto per citarlo parafrasando…) di leggermi nelle ultime stagioni, sa che difficilmente ho commesso errori di valutazione.

La “rosa” attuale del Torino di Sinisa Mihajlovic ha denotato in questi 3 mesi e mezzo delle eccellenze come Hart, anche se in tanti erano pronti a crociffigerlo già dopo il mezzo errore di Bergamo (errore da condividere con i compagni della difesa). Un portiere che ha vissuto i suoi anni da professionista difendendo la porta del Manchester City in Premiere League e in Champions e quella dell’Inghilterra nei Mondiali e negli Europei. Un portiere che forse non sarà forte quanto Neuer (Bayern Monaco e Germania), ma è decisamente tanta roba quanto a esperienza, e giocarci insieme da sicuramente più sicurezza che avere un “indeciso” Padelli, e sappiamo quanto, nelle ultime due stagioni, sono costate al Toro in ordine di punti, queste sue “indecisioni”. Le parole degli stessi compagni, quando parlano di lui, danno la netta sensazione della sicurezza che il biondo ragazzo inglese, trasmette loro. Alcuni atteggiamenti in campo poi, culminati con l’abbraccio al bimbo tifoso che lo rincorreva, lo hanno ben presto fatto entrare nel cuore della Maratona.

Davanti poi, forse, non abbiamo mai avuto tanta qualità nell’era Cairo. Ljajic, Belotti, Iago Falque e Boye (davvero ottimo questo 20enne argentino), senza dimenticare il veterano Maxi Lopez e il giovane sempre “acerbo” Martinez hanno dimostrato di sapere impensierire ogni difesa finora affrontata e se si pensa che i tre “titolari” sono già stati assenti in più occasioni per infortunio, viene da se che qualcosa di buono stanno già facendo e ancora meglio possono fare per gonfiare le reti avversarie. Tredici gol in tre in 9 gare e con due rigori gettati al vento da Belotti con Milan e Bologna (che poteva far salire il bottino personale a 7 reti, quello dell’attacco a 15 e quello complessivo a 21) sono numeri importanti se rapportati poi a quelli di squadra, 19 reti totali finora, che fanno essere il Torino, la seconda squadra per gol realizzati in campionato dopo la Roma. Questo per quel che riguarda ciò che di veramente buono abbiamo visto sino ad ora.

Il resto del gruppo sta assorbendo pian piano le nuove indicazioni organizzative di gioco di Mihajlovic. De Silvestri finora ha alternato buone prestazioni ad altre non sufficienti. Il suo infortunio ha aperto la strada a Zappacosta che ha dalla sua la ancora giovane età, ma anche una grande simpatia per spingersi in attacco e un po’ meno per la fase difensiva, prerogativa questa che gli fa ancora preferire l’ex sampdoriano nelle gerarchie del tecnico serbo. Perso Bruno Peres, qualitativamente sopra ai due attuali terzini destri granata, il Torino ha forse perso di imprevedibilità nel ruolo e forse guadagnato qualcosa in fase di copertura che nella difesa a 4 odierna servono decisamente di più che in quella a 3 o 5 di Ventura.

Al centro la difesa annovera Rossettini e Castan con alle loro spalle Bovo (33)e Moretti (35). Rossettini è il classico onesto difensore che, a 30 anni, ha conosciuto casacche di varie squadre di A e B mettendo in cascina il fieno di un’esperienza che lo aiuta certamente a districarsi nel massimo campionato, ma non può dirsi certo un top-player nel ruolo. Visto che fino all’ultimo secondo di calciomercato si è cercato di prendere un difensore centrale di piede destro, forse l’ex Bologna non è il calciatore che Mihajlovic aveva individuato come titolare del ruolo. Le sue apparizioni da titolare finora lo hanno sempre premiato con una sufficienza sopra la media, (a parte la prima gara col Milan) ma è chiaro che dovrà essere sempre all’altezza della situazione per confermarsi titolare anche a gennaio quando si riapriranno le liste e, probabilmente la società, continuerà a cercare quel difensore centrale non trovato in estate. Castan, visto con la casacca giallorossa qualche stagione fa, prima dell’intervento alla testa che gli ha salvato la vita, era forse uno dei migliori difensori centrali dei campionati d’Europa. Sta pian piano ritrovando la forma e il passo da calciatore completo e se torna ad essere quel giocatore di qualche stagione fa, questo è un top-player per la difesa. Finora è stato bravo e attento e ha dimostrato di meritare di giocare con buonissime prestazioni, ma resta un’incognita, che speriamo presto venga definitivamente trasformata in certezza. A confermare che forse li dietro manchi un altro “pezzo” valido, ci sono lo spesso acciaccato Bovo e il seppur bravo ma ormai stagionato, Moretti. Per l’Europa serve un qualcosina in più e i troppi gol presi finora forse sono lì a dimostrarlo. A sinistra il Toro non sta messo benissimo. Aspettato invano per mesi e mesi che Avelar “resuscitasse” dall’infortunio, si è puntato sulla conferma del 33enne Molinaro e il giovane Barreca 21enne della “cantera” granata di mister Longo, fattosi le ossa dapprima al Cittadella e poi al Cagliari in B. Molinaro stava facendo il suo, con i suoi soliti alti e bassi, ma il grave infortunio subito nella gara contro la Roma ha aperto le porte a Barreca che, da quando è diventato titolare ha fatto ottime prestazione ricordando i fasti di suoi predecessori provenienti dalla nostra Primavera degli anni 80 come Francini e Beruatto. Questo ragazzo ha tutto per diventare un punto fermo della squadra, ma la società qualcosa dovrà comunque fare a gennaio per capire come risolvere il problema terzino sinistro. Attualmente dietro Barreca c’è il solo Moretti che giocò terzino nei primi anni di carriera, ora a 35 anni, seppur con grande esperienza, sarebbe un azzardo vederlo correre sulla fascia per 90 minuti. A sinistra c’è quindi un rebus da risolvere, sperando che comunque Barreca continui in questo trend senza dubbio positivo.

Nel centrocampo granata, fino all’ultimo giorno di mercato arroccato intorno al mai domo 35enne Giuseppe Vives, è arrivato Valdifiori, il “famoso” regista che i tifosi granata aspettavano da anni ma di cui Ventura sembrava non aver bisogno tanto era appassionato e affezionato al “suo” Peppe. Giocatore che ha dato tantissimo alla causa del Toro, ma che forse per età e ruolo era ormai un po’ troppo maturo per correre dietro ai ventenni di serie A. Valdifiori non era forse il primo centrocampista della lista degli acquisti di Mihajlovic, ma al 1 settembre l’ex Napoli ed ex Empoli era diventato l’unico calciatore di buon livello in quel ruolo disposto ad arrivare al Toro e così è stato. Dopo un paio di gare sotto la sufficienza, Valdifiori sembra aver preso in mano il centrocampo granata e le sue ultime prestazioni hanno confermato che forse la squadra aveva decisamente bisogno di un calciatore con le sue caratteristiche. Anche qui resta un’incognita. Valdifiori saprà essere determinante per tutta la stagione? Anche perché per il momento dietro lui ci sono l’indomito Vives e il giovane Lukic, centrocampista serbo ex Partizan Belgrado che Mihajlovic ha fortemente voluto in granata, anche se lui stesso, parlando di questo 20enne, dice che non è ancora pronto per giocare nella serie A…

Benassi, Baselli, Acquah e Obi vanno a definire la rosa del centrocampo granata. Il capitano dell’Under 21 e ora anche capitano granata, sembra si stia definitivamente consacrando come buonissimo ed affidabile calciatore nonostante l’infortunio che ad inizio stagione gli fece perdere quasi tutta la preparazione e le primissime giornate di campionato. Baselli, dopo la lavata di testa subita a Pescara dal tecnico dopo un’altra deludente prestazione, sta prendendosi il suo spazio nello scacchiere della squadra. Alterna ancora buone prestazioni ad altre appena sufficienti ma anche lui come Benassi, è un giovane che ha tutto per diventare un campione, deve crederci e tirare fuori gli attributi, come dice Mihajlovic. Acquah e Obi sono i classici “portatori d’acqua” che in una squadra sono sempre necessari ma che non sono certo giocatori dalla tecnica sopraffina o dalla caratura europea. In più sono spesso irruenti (entrambi) e muscolarmente fragili (soprattutto Obi). Qui manca qualcosa, decisamente. A gennaio, a centrocampo, servirà piazzare un calciatore sopra la media. Un centrocampista che abbia l’età giusta e un’esperienza già valida per far fare un salto di qualità necessario a questa squadra per garantirsi davvero, un posto in Europa.

Sinisa Mihajlovic: il tecnico con il suo tipo di gioco arrembante, le sue frasi alla Boskov (peraltro suo maestro) le sue interviste e le sue conferenze stampa mai scontate, è già di fatto entrato nei cuori della maggior parte di quei tifosi del Toro che adoravano Giagnoni, Radice e Mondonico. Allenatori dal forte carattere che mettevano loro stessi davanti ad ogni problematica della squadra e con quella dose di carisma che sposta le attenzioni sul famoso “tremendismo” piuttosto che sulla “purezza” della disquisizione su tattiche e gioco della squadra. Il Toro attuale appare un vulcano di idee e intenzioni che si getta col cuore sul campo sempre alla ricerca della vittoria. Ottimo, per noi cuori granata sempre sull’orlo dell’infarto per ogni emozione. Ci eravamo troppo assopiti con centinaia, migliaia di retropassaggi Vives-Moretti-Glik-Maksimovic- Padelli in ogni partita, in attesa di chissà cosa, ed ora tutto questo “arrembare” forse ci ha stravolto le anime. Se da una parte tutto questo è molto bello (come direbbe il buon Pizzul), è anche vero che il Toro di Sinisa Mihajlovic dimostra di essere particolarmente vulnerabile nel centrocampo quando preso d’infilata e di soffrire troppo in fase difensiva. Avere un trio d’attacco fenomenale è utilissimo e finche gli attaccanti segnano, tutto può filare per il verso giusto anche subendo un gol a partita. Ma il Toro può e deve migliorare in questo aspetto. Più attenzione alle ripartenze avversarie, con i tre attaccanti che diano la necessaria mano nelle coperture difensive per non far apparire, come spesso accade, che il nostro centrocampo e di conseguenza la nostra difesa, vadano in evidente difficoltà. Questo è l’aspetto da migliorare e che consentirebbe al Toro di non avere grossi punti deboli che, già intravisti nelle gare con Milan, Atalanta, Pescara e Lazio, se non adeguatamente curati, presto potrebbero tornare a galla. Al momento, per quel che ho visto, il Toro è sicuramente tra le prime 10 squadre di A, ma per arrivare 5° o 6° e avere la certezza della qualificazione in Europa non siamo “ancora” pronti.

La finestra di calciomercato di gennaio poi, a mio parere, diventa fondamentale. Un difensore centrale e una mezzala, entrambi di caratura europea e la soluzione alla grana terzino sinistro, garantirebbero a questa squadra la solidità in tutti i reparti. Solidità che serve per l’Europa, che si può anche conquistare quest’anno, subito. Siamo pronti per l’Europa? Forse ancora no, ma ci stiamo lavorando. E speriamo ci lavorino sopra Mihajlovic per un verso e Cairo a gennaio per l’altro.

Sinisa Mihajlovic dice anche oggi in conferenza stampa, presentando Inter-Torino, che siamo ancora solo al 50% delle nostre potenzialità. Ne siamo consapevoli Sinisa. Speriamo che tu sappia davvero quali sono le chiavi giuste per aprire le porte di questa Europa che questa società, questi colori e questi tifosi meriterebbero stabilmente. Siamo pronti per l’Europa? Forse ancora no, ma ci stiamo lavorando.

Forza Toro!

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