Neanche quest’anno è andata come si sperava.
Fino a poche settimane fa, quando il Napoli dava del Tu al Barcellona e la Roma era impegnata a costruire il nuovo stadio partendo dalla posa della prima pietra (che simbolicamente potrebbe essere un dischetto del rigore), questo era il campionato più regolare di sempre.
Sì, certo, c’era il record di rigori assegnati alla Roma e gli episodi piuttosto scabrosi occorsi a Napoli, Milan, Inter e, udite udite, Torino. Ma ci può stare, gli arbitri possono sbagliare.
Poi però il sogno europeo finisce per il Napoli (che però è andato in vantaggio col Real Madrid sia a Madrid che al San Paolo, unica nella storia), per l’Inter (contro i temibili guerrieri dell’Hapoel Baar Sheva), per la Fiorentina e, forse, anche per la Roma contro un Lione che ha saputo trasformarsi da squadretta di un campionato periferico a squadrone irresistibile.
E così, la Juve è tornata a rubbare, rigorosamente con due “b”.
E’ tornata a rubbare, attenzione, in modo diverso rispetto a quanto accaduto fino ad oggi: mai nella storia del calcio, una squadra è stata smascherata a rubbare senza violare il regolamento!
Un regolamento che, da venerdì, si è scoperto improvvisamente da cambiare.
Si può assegnare un rigore per fallo di mani, da distanza ravvicinata (1,81 metri… praticamente è la lunghezza di un essere umano più alto della media), al 95° minuto? Per giunta (Cit. Massimo Caputi), contro il Milan?
No, non si può.
Lo dice Zazzaroni. Lo dice anche Costacurta (“per il regolamento è rigore, ma io non l’avrei assegnato”, ha chiosato l’ex campione del Milan). Lo dice Bergomi e lo dice Caressa, che dice di essere in imbarazzo a commentare ciò che sta succedendo.
Lo dice l’allenatore del Toro Mihajlovic, che posta, sul suo account instagram, un’immagine con scritto: 90 + 4 = 97. Come glielo spieghiamo che il rigore è stato calciato al minuto 97, ma è stato assegnato al 95°?
Non conta più il regolamento, quindi.
Non conta che ci siano decine di casi di rigori ben più controversi assegnati con le stesse modalità di quella relativa al mani di De Sciglio.
Non contano gli episodi nella stessa partita, che pur avrebbero condizionato l’esito della gara.
Non contano gli episodi relativi al resto della stagione, nella quale addirittura, udite udite, le inutili e insensate classifiche senza favori arbitrali premiano la Juve e anche di parecchi punti.
Non conta che se l’arbitro assegna il recupero e poi c’è un nuovo episodio che ferma il gioco, come una sostituzione o un’espulsione, il recupero va allungato di 30 secondi.
No, non conta.
C’è Caressa imbarazzato.
C’è il giornalista Rai Varriale che si indigna e si chiede: “se dallo Juventus Stadium sono uscite arrabbiate Inter, Napoli e Milan, significa che il calcio italiano ha un problema” e, ovviamente, il problema non è lui nè i giornalisti pagati con i soldi del canone come lui.
In un mese escono sconfitti e infuriati dallo Stadium @inter @sscnapoli @acmilan.O sono tutti matti o ilnostro calcio ha un grosso problema.
— enrico varriale (@realvarriale) 10 marzo 2017
C’è l’altro giornalista (Matteo Grandi), che io neanche conosco, che paragona la Juve a Totò Riina e poi cancella il tweet e dice che gli è stato hackerato l’account.
Ci sono i giocatori del Milan che, caso unico nella storia, devastano gli spogliatoi dello Stadium come fossero una squadra di dilettanti, ma vengono difesi in un articolo sul Corriere della Sera, perché: “il fatto di esporre i titoli vinti negli spogliatoi è intimidatorio e giustifica certe reazioni” oppure, c’è il buon Alessando Milan che twitta: “quante storie per 4 o 5 scudetti strappati dalle pareti nello spogliatoio della Juve. Ricomprateli, su.
Il tutto, in una giornata in cui, come sempre è accaduto quest’anno, se ne sono viste di tutti i colori a vantaggio delle solite, dal gol annullato al Palermo contro la Roma, ai rigori “generosi” assegnati al Napoli, a cui avrebbero dovuto espellere un giocatore (Rog).
Beh, sapete che vi dico?
Che io mi sono stufato.
Non di vincere.
Non di essere della Juve. Questo non capiterà mai (non è successo nel 2006, figuriamoci ora).
E neanche di fare da cassa di risonanza, nel mio piccolo, alla vergogna che sta capitando in Italia, dove una squadra stra-vince perché più forte, più lungimirante, senza debiti e con il bilancio in attivo, viene contestata da presidenti, allenatori, giornalisti e avversari, anche quando viene “premiata” da decisioni legittime e regolamentari.
Sta passando il messaggio che, nel dubbio, non si deve favorire la Juve. E questo mi mette i brividi, perché mi ricorda qualcosa di terrificante .
Si sta alimentando, soprattutto, il malcontento popolare, che già stava facendo il proprio corso, dopo anni di vittorie senza macchia e senza la prospettiva che qualcosa possa cambiare nell’immediato futuro.
E io mi sono stancato.
Dei giornalisti, di cui non leggo più nulla e non vedo più niente.
Dei tifosi avversari, illustri o meno, perché tanto con gli interisti non vai oltre il “triplete”, “mai stati in B”, “condannati per doping” e gli altri, ormai, pur di dire qualcosa, si uniscono in un’unica fede, quella dell’antijuventinità.
E anche degli amici.
Amici con i quali arrivi a litigare per il calcio, cosa mai accaduta neanche quando si aveva 15 anni e il cervello impegnato altrove.
Basta.
Basta anche con le discussioni nelle quali quando la Juve subisce un torto (o riceve un favore clamoroso una sua avversaria), si imposta la discussione sul “ma è sempre così, si sa, c’è la sudditanza verso le grandi, però gli arbitri possono sbagliare” mentre quando succede che le decisioni degli arbitri, nel dubbio, favoriscono la Juve, diventa tutto uno schifo e uno scandalo.
Non illudetevi, non mi (ci) passerà la voglia di godere delle nostre vittorie e delle vostre numerose e puntuali sconfitte. Questo mai.
Non riuscirete a farci gustare meno le nostre vittorie.
Ma mi sono stancato di confrontarmi con chi è in malafede ed è talmente frustrato da anni di sconfitte da non saper più ragionare con il proprio cervello, bevendosi le minchiate dei giornalisti di parte, che stanno lavorando a dare credito alla menzogna collettiva con ancora più impegno rispetto al 2006.
Non ci riusciranno.
Detto questo, vi saluto per un po’.
Mi congedo dalla mia trasmissione I Faziosi, in attesa che il clima torni più sereno e che mi torni la voglia di stare al gioco.
Non cercatemi, vi chiamo poi io.
Nel frattempo, godo come sempre, perché sono della Juve e voi non siete un cazzo (semi-Cit.).