Le affinità elettive tra Balotelli e la Kyenge

Il titolo, lo so, è forte e si presta a errate quanto superficiali interpretazioni. Ma questo articolo mi girava nella testa da una settimana e non ho potuto esimermi dal condividerlo con gli utenti de I Faziosi, consapevole di quante polemiche potrebbe attirarsi e attirarmi. I problemi nasceranno soprattuto perchè nell’era social molti leggeranno solo il titolo e trarranno le loro inesatte considerazioni. Se siete però arrivati a leggere questa introduzione allora, forse, sarete interessati anche a conoscere il mio pensiero.

Mario Balotelli è il giocatore predestinato, con una storia fatta di abbandoni e adozioni, di voglia di rivalsa sociale ed economica. Balotelli è stato assurto a simbolo degli italiani del XXI secolo, i figli di immigrati che vivono e ragionano da italiani e, come tali, vogliono essere considerati. Balotelli è il figlio di un’Italia che ce la fa e ce la vuole fare, superando ostacoli per molti insormontabili e lo fa attraverso lo sport più amato dagli italiani, il calcio.

Cécile Kyenge è una donna coriacea, nata in un paese povero che le ha proibito addirittura di laurearsi in medicina, realizzando il suo sogno di curare gli esseri umani. E’ la donna che si ribella ad un destino infelice sbarcando in Italia da clandestina, chiedendo e non ricevendo una borsa di studio, per poi riuscire, in seguito, a laurearsi in medicina e a diventare italiana grazie al matrimonio con un modenese di origine calabrese (fonte Wikipedia). La Kyenge mette a frutto la sua esperienza e diventa paladina dei diritti degli immigrati, fondando varie associazioni umanitarie. Il suo impegno e la sua abilità sono tali da valerle la poltrona di Ministro della Repubblica Italiana nel 2013.

Fin qui, tutto bene. Purtroppo però per la Kyenge e per Balotelli l’Italia è un paese diverso da tutti gli altri. L’Italia è quel paese in cui la cultura e il sentire popolare vengono guidati, indotti e strumentalizzati da un’élite intellettuale che è decisamente minoritaria ma che pretende di rappresentare e giudicare, finendo per dipingere i propri concittadini come una massa di pecoroni ignoranti, evasori fiscali, codardi e, in ultima analisi, decisamente razzisti.

L’élite cultural/intellettuale italiana è formata da editorialisti, opinionisti televisivi, giornalisti (anche sportivi), professori universitari e si caratterizza oltre che per l’essere politicamente schierata tutta da una parte, anche e soprattutto per il suo moralismo da quattro soldi. Un moralismo e una faziosità che sono spesso di convenienza, perchè consentono loro di scrivere articoli sui quotidiani o di intervenire nei vari talk show televisivi recitando la lezioncina fatta di ingiurie verso l’italiano medio. Una tipologia di persone, l’italiano medio, che esiste e che effettivamente non è proprio descrivibile con aggettivi positivi ma che però è quasi sempre migliore di come la si dipinge.

Il moralismo dell’élite culturale dominante è quella che pretende leggi sul femminicidio quando la cronaca racconta una serie di assassinii di donne da parte di uomini; che chiede a gran voce una legge contro l’omofobia quando un povero adolescente si uccide perchè gay e che, come la Boldrini (degna rappresentante di questa élite), chiede regole restrittive per l’utilizzo dei social network dopo che la sua privacy è stata violata. Questa élite è quella che si dichiara indignata e richiede l’intervento economico dello Stato quando una fabbrica di un prodotto che può essere messo sul mercato solo ad un prezzo così basso per il quale produrlo in Italia, anzichè in Cina, non può che essere anti-economico ma che se ne frega allegramente delle migliaia di commercianti e artigiani che chiude bottega senza avere alcun sussidio (mobilità, cassa integrazione eccetera).

Questa élite è, ancora, quella che non tollera la guerra tra poveri, quella che vede di fronte, nella vita vera di tutti i giorni e lontana da quella dorata nei quartieri bene delle città, l’immigrato clandestino e il disoccupato italiano, il rom e l’onesto operaio derubato dei propri averi. Eh no, non si reagisce così, italiani medi e ignoranti!

L’italiano medio è anche quindi, e soprattutto, profondamente razzista. E qui entrano in ballo i nostri due protagonisti, il calciatore e il Ministro. Già perchè si è ormai giunti al paradosso in base al quale criticare questi due concittadini significa, automaticamente, subire accuse di razzismo. Gli stadi italiani, specie quelli frequentati da gente con addosso sciarpe bianco e nere, sono pieni di razzisti e lo dimostrano i buu ai giocatori di colore che militano nel campionato di Serie A. La stessa gente che insulta Balotelli deve essere poi anche quella che non manca di riservare lo stesso trattamento al Ministro Kyenge. Il paradosso è che nessuna critica nel merito è consentita.

Due esempi per dimostrare quanto poi questa distorsione della realtà possa essere ridicola: nel primo caso abbiamo un calciatore, Balotelli appunto, che gioca una partita con la nazionale italiana e, pur sbagliando goal uno dietro l’altro, pur facendosi ammonire o espellere, pur mostrandosi irrispettoso nei confronti di avversari e arbitri, non può essere fischiato, pena la sanzione verso i tifosi che emettono suoni offensivi. Insultate Pirlo, Totti, Buffon o Toni ma Balotelli no, altrimenti siete razzisti. E la società si paga la multa. Il coro, talmente stupido da non meritare una citazione, con cui una parte dei tifosi della Juventus ha accolto l’anno passato il giocatore milanista, pur non contenendo alcun epiteto razziale viene sanzionato dal giudice sportivo.

Idem dicasi per il Ministro. Affermare che la Kyenge, forse, non è adatta a fare in Ministro è frase impronunciabile. Dire che il ministero per l’integrazione è tutto fuorchè quel che serviva alle istituzioni italiane viene equiparato al non comprendere quanto necessarie siano le politiche di integrazione degli immigrati nel nostro paese. Se poi uno pensa che, semplicemente, non serve un Ministero per ogni esigenza così come non è necessaria una legge per fermare gli ignobili atti di violenza contro le donne (se solo avessimo, ad esempio, magistrati e ufficiali delle forze di polizia più attente nel momento in cui una donna denuncia il compagno o marito per minacce e violenze senza conseguenze fisiche gravi si eviterebbero moltissime morti), allora si ignora il problema, quello vero, quello relativo al razzismo degli italiani.

Quanto detto finora ovviamente non giustifica i veri cori di razzismo verso Balotelli e tutti i giocatori di colore, così come le ignobili parole del Calderoli di turno nei confronti della Kyenge. Nel secondo caso si tratta chiaramente di razzismo e il personaggio in questione ne sta già pagando le conseguenze in termini di popolarità mentre, nel primo caso, talvolta è razzismo ma spesso è stupidità senza razzismo (visto che razzismo è stupidità e ignoranza) anche perchè come vogliamo definire un tifoso che insulta l’avversario perchè di colore e poi osanna un altro giocatore della stessa provenienza geografica e dello stesso colore di pelle che, però, gioca nella propria squadra?

Prendete Prandelli, uno che piace alla gente che piace perchè non sbaglia mai una mossa. Inaugura il Codice Etico, quello in base al quale in Nazionale gioca solo chi si comporta bene. Personalmente avrei da ridire riguardo alla legittimità di questo Codice ma, si sa a Prandelli piace piacere e queste iniziative mandano in estasi gli opinionisti sportivi e non. E allora ecco che Cassano viene fatto fuori. Che Osvaldo non viene convocato perchè ha litigato con il proprio allenatore. Che Criscito, indagato per la questione del calcioscommesse viene mandato a casa in mondovisione alla vigilia degli Europei. Se però a prendersi cartellini gialli e rossi a ripetizione è Balotelli allora, è chiaro, il Codice Etico non si applica. Il ragazzo è sempre preso di mira, non viene lasciato vivere in pace, in Inghilterra, pensate, addirittura, si scandalizzavano se superava i limiti di velocità o se mandava a fuoco la propria villa!

Il problema è che, così facendo, ai personaggi in questione non si fa del bene, perchè poi finiscono per agire in modo scriteriato. Balotelli facendo il Balotelli, la Kyenge sparando cazzate (mi si passi il termine) a proposito del superamento del concetto di Mamma e Papà, da sostituire con Genitore 1 e Genitore 2. Se solo si fosse messo al Ministero dell’Integrazione una Bindi o un Follini perlomeno ci saremmo risparmiati certe amenità.

Se poi accade che il Ministro Kyenge abbia intenzione di incontrare la Nazionale di calcio e Balotelli non si presenti perchè addormentato ecco, si sfiora davvero il ridicolo, il tutto senza alcun commento negativo o perlomeno sarcastico da parte dell’elite che regna sovrana in Italia. Poverino, lui, poverina lei. Cattivi, cattivissimi noi.

E allora nessuno, o quasi, si permette di dire che Balotelli è un bambinone viziato che rischia di compromettere la sua carriera e che, anche come uomo, qualche colpa ce l’ha (ma chiaramente il giudizio nei confronti del calciatore non deve tenere in considerazione queste cose), visto che ha voluto vedere come si spaccia a Scampia o che non ha ancora riconosciuto la figlia che pare abbia avuto dalla soubrette Raffaella Fico (ma su questo, evidentemente, noi non possiamo conoscere la verità). Ciò che bisognerebbe dire è che Balotelli è un cattivo esempio per i ragazzini che giocano a calcio, che si comporta spesso in modo stupido e che, se a simbolo di qualcosa deve essere assurto, allora è meglio che lo si faccia per i suoi comportamenti reali piuttosto che per il suo essere vittima di una società razzista.

E, per concludere, della Kyenge come Ministro si potrebbe davvero fare a meno poichè sta dimostrando il suo non essere in grado di svolgere il proprio ruolo di Ministro e, del resto, questo accade quando si viene nominati non per le proprie competenze quanto, piuttosto, per il suo essere simbolo di qualcosa, concetto decisamente sbagliato e se vogliamo anche offensivo nei confronti di questa donna. Certo meglio diventare ministre perchè simbolo di una nuova Italia e degli immigrati che cercano di integrarsi piuttosto che diventarlo per meriti di ben altra natura, come capitato nel recente passato ma tant’è, l’élite moralista del Paese è felice così.

 

Comments

  1. Massimo says

    Io credo che tu sia sprecato in quello che fai….con articoli come questo…leggibili, chiari, sempre curati con i riferimenti giusti dovresti davvero pensare di scrivere per professione.

  2. fede says

    o magari sono raccomandati, amici di amici, figli e parenti di quell’elite. e una volta che il meccanismo è partito, da cosa nasce cosa spontaneamente. un accavallarsi e fondersi di pensieri e convinzioni che ha un nonsoche di farsopolesco

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